I servizi segreti dietro la morte della spia inglese
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I servizi segreti dietro la morte della spia inglese

Oggi il verdetto dell'inchiesta sulla morte di Gareth Williams, esperto nel decifrare codici. Molti punti oscuri nelle indagini. L'Mi6 sotto accusa. [Francesca Marretta]

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2 Maggio 2012 - 12.14


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da Londra

Francesca Marretta

Gareth Williams, la spia britannica trovata morta in circostanze misteriose del suo appartamento di Pimlico a Londra due anni fa, potrebbe essere stato ammazzato dagli stessi servizi segreti. Tutto ancora da provare, ma sono diversi gli elementi nell’inchiesta su quest’omicidio che fanno pensare a un coinvolgimento diretto dell’Mi6, il servizio segreto esterno, che ha quantomeno coperto chi ha ucciso Williams, che all’epoca della morte aveva 31 anni. Non si spiega altrimenti il perché l’Mi6 non abbia passato agli investigatori effetti personali di Williams essenziali per le indagini.

Williams era esperto nella decifrazione di codici. I servizi di Londra hanno pensato di tenere al sicuro le chiavette Usb su cui era trascritto il lavoro di code-breaking della spia assassinata, senza passarle alla polizia. Le stesse Usb sono state trovate dopo un anno nell’ufficio di Williams. Non solo. In quello stesso ufficio è stata rinvenuta anche una borsa di marca North Face simile a quella in cui fu trovato il cadavere dell’agente segreto.

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Gli avvocati della famiglia di Garteh Williams accusano di negligenza i detective cui furono affidate le prime indagini. Nell’occhio del ciclone è il Sovraintendente detective Michael Broster, che permise agli uomini del Sis (Secret Intelligence Service) di mettere le mani tra gli effetti dell’uomo ucciso per stabilire e forse togliere di mezzo materiale di interesse particolare. Uno degli investigatori coinvolti nelle indagini, il detective Colin Hall dell’anti-terrorismo, conferma indirettamente il coinvolgimento dei servizi, difendendosi e dicendo che ricevette ordini superiori di non completare le ricerche, spiegando che le chiavette furono lasciate ai servizi perché contenevano materiale sensibile.

La vicenda dell’omicidio Williams ha puzzato dall’inizio e non per modo di dire. Tanto per cominciare il corpo fu scoperto in avanzato stato di decomposizione, chiuso nella già citata borsa di marca North Face a una settimana dall’omicidio. Possibile che nessun collega abbia cercato Williams in quel frangente? Se uno che lavora al code-breaking non risponde al telefono, nessuno si allerta a Withehall?

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I medici che condussero l’autopsia sul cadavere dell’agente Williams non arrivarono stabilirono una chiara causa della morte. Si parlò di avvelenamento o asfissia. Si insinuò anche il gioco erotico, dato che Williams era gay. Una cosa è certa. Williams non lavorava come illusionista al Circo. Era sulla busta paga dell’Mi6 e nella borsa incriminata ce lo ha infilato qualcuno, chiudendo la zip. Uno, o più d’uno che sapeva il fatto suo. Chi ha ucciso non ha lasciato tracce. O se c’erano non sono state trovate. Pare proprio un lavoro da 007.
Il verdetto dell’inchiesta è atteso per oggi.

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