Una nuova strategia di fronte alle sconfitte militari: lo Stato islamico in Libia starebbe usando le donne come cecchini, forse come ultima risorsa per far fronte all’avanzata delle milizie di Misurata.
Lo hanno riferito alcuni soldati libici impiegati nella battaglia nella città al sito Middle East Eye, che a sua volta parla di un cambiamento nella strategia di combattimento dei jihadisti che normalmente impiegano le donne solo come consorti dei propri combattenti piuttosto che far svolgere loro un ruolo attivo nei combattimenti.
A rivelarlo è stato un soldato, Ali Zeid, che ha confessato di essere rimasto “sorpreso” quando ha visto a “circa 300 metri di distanza, una donna su un tetto di un edificio che stava sparando” nella sua direzione. Dopo avere trovato un riparo sicuro il soldato ha sbirciato verso l’edificio dove la combattente sparava e ha potuto constatare che si trattata effettivamente di una donna. “Era alta, di corporatura grossa e sembrava un gladiatore e poteva essere araba”, ha raccontato precisando che la combattente non portava un velo nero che le copriva la testa o un niqab come l’Isis ha ordinato in passato alle donne. “Aveva pantaloni neri e una camicia grigia, con un velo sciolto che lasciava intravedere i suoi capelli”.
Zeid ha poi descritto la donna, che imbracciava una mitragliatrice, come un abile tiratore ma non brillante. Altri combattenti hanno confermato la presenza di almeno due donne nelle prime linee dopo averle sentito che si scambiavano informazioni l’un l’altra all’interno di un edificio.
Ad ogni modo, anche se si tratta di eventi abbastanza rari, non è la prima volta che lo Stato Islamico usa donne come combattenti. C’erano già state segnalazioni in Siria nei mesi precedenti.