Così l'America ha ritrovato il suo nemico ideale: Putin. Così parlò Chomsky (e Limes)
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Così l'America ha ritrovato il suo nemico ideale: Putin. Così parlò Chomsky (e Limes)

Linguista e cognitivista con radici (anche) ucraine, una vita trascorsa tra le aule del Massachusetts Institute of Technology e le piazze della protesta Usa, il 93enne Noam Chomsky è la voce più conosciuta del progressismo americano.

Così l'America ha ritrovato il suo nemico ideale: Putin. Così parlò Chomsky (e Limes)
Noam Chomsly
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8 Luglio 2022 - 17.57


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“Ad animare la russofobia di Washington sono ragioni strategiche, industriali, politiche e operative. 

Alla volontà di prevenire l’ascesa di un egemone russo-tedesco in Eurasia, si sommano le esigenze del complesso militare-industriale che drammatizza l’attuale congiuntura internazionale per ottenere dal Congresso finanziamenti e commesse. Al riguardo vige la regola descritta dal libertario Ron Paul, per cui i grandi produttori bellici si costruiscono in laboratorio la minaccia maggiormente aderente ai loro interessi. 

In un periodo di tagli alla spesa, il solo spauracchio cinese non può bastare. Quindi a corroborare la risolutezza di presidente e parlamentari contribuisce il sentimento antirusso diffuso tra la popolazione statunitense, a sua volta scientificamente alimentato dalla propaganda governativa. Come palesato dall’ultimo sondaggio Gallup, per cui gli americani vedono in Mosca la principale insidia alla sicurezza nazionale. Molto più grave di Pechino o P’yŏngyang.

Da ultimo – ma non per rilevanza – la Russia serve agli Stati Uniti per ottimizzare la propria politica estera. Per pensarsi coerenti e ricordarsi dei propri limiti. In nuce: per agire in una dimensione geopolitica. In realtà concentrarsi oltremodo sul Cremlino distoglie risorse preziose al contrasto dell’ascesa cinese. E Putin potrebbe sparigliare le carte alleandosi con Xi Jinping. 

Ma la superpotenza non se ne cura. Non solo perché considera contro natura una possibile sintonia russo-cinese. Danneggiata nel periodo post-guerra fredda dalla propria erratica condotta, è ormai consapevole che necessita di un nemico corrispondente per restare incollata al mondo. 

Sa che ha bisogno di un antagonista profondamente imperiale per mantenersi nella storia”.

Quella che avete letto è una citazione dall’articolo di Diego Fabbri, tra i più brillanti analisti di geopolitica italiani, il cui titolo è  “Così l’America ha ritrovato il suo nemico ideale”. 

L’articolo in questione è parte del numero 1/16 di Limes Il mondo di Putin”.

Sei anni dopo, l’articolo fotografa, come fosse stato scritto nel presente, la realtà per come si è dipanata sul fronte ucraino. Putin era e resta per l’America “il nemico ideale”.

A lezione da un Grande.

Linguista e cognitivista con radici (anche) ucraine, una vita trascorsa tra le aule del Massachusetts Institute of Technology e le piazze della protesta Usa, il 93enne Noam Chomsky è la voce più conosciuta del progressismo americano. Di seguito trovate una sintesi dell’intervista concessa alla Rsi e trasmessa a Laser su Rete Due

Dr. Chomsky, parliamo di ciò che sta succedendo in Ucraina in queste settimane. Lei ha detto che l’aggressione di Vladimir Putin è un crimine. Ma qual è il suo obiettivo: l’annessione dell’Ucraina oppure qualcosa di ancora più grande?

Non si può dire con certezza. Ciò che il Cremlino dice, è che i russi hanno due obiettivi principali: la neutralità dell’Ucraina, che perseguono da 30 anni, e la demilitarizzazione della stessa, ovvero dare all’Ucraina lo stesso status del Messico, al quale è vietata qualsiasi alleanza militare con Paesi avversari degli Stati Uniti come la Cina. Tuttavia, c’è solo un modo per sapere con certezza quali siano i piani russi per l’Ucraina: perseguire la via diplomatica e negoziare con la Russia, cosa che gli Usa si rifiutano di fare.

Nemmeno Putin vuole negoziare. Il Presidente Macron ha tentato molte volte la via diplomatica, ma non c’era margine di manovra.

Non potremo mai sapere cosa vuole fare Putin, finché non si inizierà un negoziato con lui.

E Volodymyr Zelensky ha davvero intenzione di negoziare? Il presidente ucraino non ha formalmente chiesto un negoziato, ma solo altre armi…

Ha chiesto molte cose, ma l’occidente ha scelto di ascoltare le richieste di armi e non il resto. Zelensky ha anche domandato la neutralità dell’Ucraina, aprendo alla concessione della Crimea e in parte anche del Donbass. Nel 2019, quando è stato eletto, gli è stato dato l’importante mandato di cercare la pace coi russi. Aveva iniziato a portare a termine questo mandato, si era pure recato nel Donbass. Inoltre, ha cercato di applicare gli Accordi di Minsk proponendo qualche forma di autonomia per le regioni del Donbass, pensando alla creazione di una sorta di Confederazione Ucraina sul modello svizzero o belga. Tuttavia l’estrema destra ucraina ha subito minacciato il presidente, dicendo che se avesse implementato tutto ciò, lo avrebbero ucciso. Se fosse stato supportato dagli Stati Uniti, Zelensky avrebbe proceduto lo stesso perché è un uomo coraggioso. Ma l’America rifiutò. Anzi, l’America ha continuato a perseguire, insieme alla Nato, una politica nata nel 2015 e tesa a rendere l’Ucraina parte del comando atlantico, attraverso la consegna di armamenti, programmi di addestramento militare ed esercitazioni congiunte, come ripetuto dallo stesso segretario Nato Jens Stoltenberg. Questa politica poi è culminata in una dichiarazione congiunta tra Usa e Ucraina del settembre 2021, in cui si presentava il piano per integrare completamente l’Ucraina nella struttura militare Nato, attraverso altri programmi di addestramento avanzati e operazioni militari congiunte. Questo fu poi reiterato ed esteso il 10 novembre 2021.

Non sottovaluta il fatto che è l’Ucraina stessa che guarda a ovest e non verso la Russia? Inoltre, questa è già la seconda invasione dopo quella del 2014. Intanto molti altri Paesi europei, come la Svezia e la Finlandia, vogliono unirsi alla Nato. Per di più senza alcuna pressione da parte americana, semplicemente perché non si sentono sicuri.

Non sto sottovalutando questo fatto. Ciò che i russi stanno facendo è un crimine paragonabile a quello commesso da Hitler con l’invasione della Polonia nel 1939 o dagli americani con l’invasione dell’Iraq nel 2003, e ha causato il più grande conflitto in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Ripeto: non sto sottovalutando il problema, vorrei risolverlo, non voglio assistere alla distruzione dell’Ucraina. Per fare questo voglio dire qual è la verità su quanto è successo e capire esattamente cosa bisogna fare adesso. Una possibilità è quella di intraprendere un negoziato attraverso la via diplomatica. Questo significa che gli Stati Uniti e la Nato devono cambiare le loro posizioni e devono ovviamente offrire a Putin una via d’uscita. L’altra possibilità è quella di rifiutare un negoziato, dire “no, non offriamo alcuna via d’uscita a Putin e quindi condurremo il più orribile degli esperimenti”. Se ciò succede, si vedrà se Putin si arrenderà o se userà tutta la forza di cui dispone, devastando e distruggendo l’Ucraina.

Grazie alle armi e agli aiuti inviati dall’estero, gli ucraini sono riusciti a impedire l’invasione completa del loro Paese. È giusto fornire armi agli ucraini? La resistenza ne ha bisogno per potersi difendere.

Lei “gioca con le parole”, perché tutti siamo d’accordo sul diritto ucraino di ricevere armi. Ma non considera la domanda cruciale: sarebbe disposto a condurre il più orribile degli esperimenti e scoprire così se Putin si arrenderà pacificamente o se userà tutti i suoi armamenti per devastare l’Ucraina?

Sono rimasto molto sorpreso dal leggere che lei, che non ha una buona opinione del presidente Usa Joe Biden, avrebbe sostenuto che l’ex presidente Donald Trump sarebbe la persona giusta per intraprendere un negoziato coi russi. Eppure in passato lo aveva definito un criminale, il più grande criminale della storia.

Trump ha detto che è giunto il momento di cercare una soluzione pacifica al conflitto, piuttosto che posticiparla. Io mi sono limitato a dire che le parole di Trump sono corrette e che non vedo alcun motivo per ignorarle solo perché Trump è attualmente il personaggio politico più pericoloso del mondo. Inoltre non bisogna ignorare il fatto che le parole di Trump sono le uniche che abbia letto finora, insieme a quelle di Jeremy Corbyn (deputato ed ex leader del Partito laburista della Gran Bretagna, ndr), con cui si dice: no, non voglio condurre questo orribile esperimento, sarebbe meglio iniziare un negoziato e trovare una soluzione prima di essere tutti morti.

Però Trump ha affermato sul canale televisivo Fox che se fosse ancora presidente, avrebbe minacciato la Russia con i sottomarini nucleari.

Ci sono diverse fonti secondo le quali ha detto diverse cose. Ma ha affermato anche una cosa giusta, importante e di fatto unica. Non vedo alcun bisogno di nascondere la verità.

Dunque secondo lei l’unica via d’uscita da questa crisi è rinunciare alla Crimea e negoziare lo statuto del Donbass. Ma sarebbe sufficiente per Putin?

C’è una questione logica dalla quale non possiamo sfuggire. Una possibilità di uscire dalla crisi è di negoziare un accordo che offra a Putin una via d’uscita. L’alternativa, l’unica alternativa è di respingere il negoziato e di avviare un esperimento per vedere se Putin se ne va tranquillamente e accetta la sconfitta o se usa la sua forza per distruggere definitivamente l’Ucraina.

Questo pone tuttavia un problema, quello del ricatto nucleare. Ogni Paese che ha armi nucleari, la Russia, la Corea del Nord o gli stessi Stati Uniti potrebbero conquistare altri Paesi proprio avanzando questo ricatto.

Vede, la politica dichiarata degli Stati Uniti è quella di indebolire la Russia. Indipendentemente da quello che succede in Ucraina, dal grado di distruzione del Paese. Questa è la nostra politica ufficiale. Per ripicca, Putin potrebbe avviare un confronto con la Nato che porterebbe a un’escalation che alla fine ci ammazzerà tutti.

Dunque secondo lei gli Stati Uniti stanno conducendo un gioco pericoloso. Ma cosa vuole veramente Washington, qual è il suo obiettivo ultimo?

Nel caso dell’Ucraina, l’obiettivo da anni è quello di integrarla nella Nato, con la conseguenza che passo dopo passo si può facilmente sfociare in una guerra nucleare.

Però i Paesi baltici o la Polonia sono voluti entrare nella Nato, non sono stati costretti a farlo. Semplicemente, non volevano finire di nuovo sotto la tutela di Mosca. È stata una libera scelta, non una costrizione americana.

Questa è un’altra questione. Diamo uno sguardo alla storia. Nel 1991 il presidente George Bush senior si è impegnato in modo chiaro, senza nessuna ambiguità, con Michail Gorbaciov: se quest’ultimo avesse accettato una Germania unificata all’interno della Nato, il presidente americano si sarebbe impegnato a non estendere l’alleanza atlantica neanche di un pollice più a est. Questa promessa non è stata mantenuta.

Ma quello non era un trattato, non c’era nulla di scritto, solo una discussione sulla quale si continua a dibattere. Non c’è nulla di ufficiale, nero su bianco.

Negli archivi della sicurezza nazionale ci sono i documenti originali: era una promessa chiara e senza ambiguità. Bush padre lo sapeva molto bene, e cominciò a realizzare quell’intesa chiamata Partnership per la pace aperta anche alla Federazione russa. Nel 1997, per ragioni di politica interna, Clinton dimenticò quelle intese.

Sì, ma al tempo stesso come si può dimenticare il Memorandum di Budapest del 1994? Allora l’Ucraina consegnò il suo enorme arsenale nucleare alla Russia in cambio della garanzia di non essere aggredita. La Russia ha violato l’accordo invadendo la Crimea nel 2014. Parliamo di un accordo vero, scritto nero su bianco.

Certo, è indiscutibile. E può leggerlo in diversi modi. È stato violato dalla Russia ed è stata violata la carta delle Nazioni Unite. Ma la questione cruciale è questa: gli Stati Uniti e la Nato hanno continuato a violare la promessa fatta da Bush offrendo all’Ucraina la possibilità di entrare nell’alleanza atlantica, malgrado l’opposizione di Francia e Germania. Stoltenberg e gli Stati Uniti hanno continuato a spingere per integrare l’Ucraina nel comando Nato. Lei può essere critico con la Russia e io lo sono forse più di lei, ma la domanda cruciale è un’altra: cosa possiamo fare ora per evitare una guerra mondiale? O cambiamo radicalmente la nostra politica e avviamo un negoziato, oppure senza vie d’uscita Putin distruggerà l’Ucraina e questo potrà sfociare in una guerra atomica.

Questo nessuno lo desidera. Il problema è che forse Putin non accetterà nulla che non sia una sua vittoria totale. D’altronde Zelensky ha rinunciato alla rivendicazione di aderire alla Nato, tuttavia l’aggressione e la guerra continuano, non si sono fermate.

Vede, questo è un altro modo per non affrontare la vera questione. Lei fa delle speculazioni, e l’unico modo per verificarle è tentare la strada negoziale.

Una grande lezione, quella di Noam Chonsky. Una lezione di verità. 

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