Qatargate, Giorgi parla e tira in ballo una Ong saudita e anche la Mauritania
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Qatargate, Giorgi parla e tira in ballo una Ong saudita e anche la Mauritania

Francesco Giorgi, l'assistente parlamentare ha raccontato alla polizia federale e poi al giudice istruttore belga Michel Claise che le mazzette del Qatar passavano tramite un contatto chiamato 'algerino'

Qatargate, Giorgi parla e tira in ballo una Ong saudita e anche la Mauritania
Francesco Giorgi
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21 Dicembre 2022 - 12.29


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Qatargate, cominciano le confessioni:  Francesco Giorgi, l’assistente parlamentare nell’indagine della procura di Bruxelles sul `Qatargate´, ha raccontato alla polizia federale e poi al giudice istruttore belga Michel Claise che le mazzette del Qatar passavano tramite un contatto con «l’algerino».

Ha parlato poi del meccanismo di quelle del Marocco, di un incontro con i sauditi, di un’altra Ong coinvolta per finanziare Fight Impunity, la Human Rights Foundation, e ha sostenuto che la compagna Eva Kaili pur sapendo dei soldi «non faceva parte della rete». 

Giorgi ha parlato in verbali, riferendo anche passaggi dell’informativa degli 007 belgi che ha dato il via all’inchiesta in cui si parla di un affare da «diversi milioni di euro».

Su come il Qatar pagava le mazzette a Bruxelles, svela il quotidiano, Giorgi ha raccontato di aver ricevuto il contatto da «l’algerino»: «È uno che lavora per il governo del Qatar e si chiama Boudjellal. Mi metteva in contatto con una persona in Turchia, credo di origine palestinese». Quello gli dava un numero di telefono del Belgio: «Dovevo chiamarlo per avere i soldi». Si trattava di una persona sempre diversa. «E io ogni volta cancellavo quei numeri, per non lasciare traccia». «Il totale era variabile, per me è difficile stimarlo, erano loro a decidere», ha affermato Giorgi, spiegando che la triangolazione avveniva «due o tre volte all’anno».

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Per il Marocco, invece, le mazzette arrivavano in contanti da Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore di Rabat in Polonia: «Portava ogni tanto dei soldi ma non in modo regolare. Erano importi di qualche decina di migliaia di euro. Io stimo la somma totale in 50mila euro», ha raccontato l’assistente parlamentare.

«Atmoun veniva a Bruxelles, oppure andavamo a Parigi, a casa sua, nel suo appartamento. Quando andavamo a prendere dei soldi dicevamo che andavamo a prendere delle cravatte o degli abiti». Dal Marocco arrivava anche altro: «A dicembre Atmoun voleva regalare un viaggio a Marrakech a me, Panzeri e le rispettive famiglie. Ho un po’ esitato all’inizio, poi ho detto sì. Avevamo parlato anche per la sorella e il cognato di Eva, alla fine non hanno accettato».

Giorgi ha parlato di accordo, per importi minori, anche con la Mauritania che aveva «problemi di immagine». «Io ho affittato il mio appartamento all’ambasciatore e quella era la mia controparte: 1.500 euro + 300 di spese. Panzeri ha preso 25mila euro cash». «Siamo andati all’ambasciata della Mauritania una settimana fa e abbiamo incontrato il loro ambasciatore e quello saudita, che voleva informazioni su quello che si diceva al Parlamento Ue sul suo Paese». 

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