Aiuti a Gaza: il direttore della fondazione filo-Usa si dimette: "Impossibile rispettare i principi umanitari"
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Aiuti a Gaza: il direttore della fondazione filo-Usa si dimette: "Impossibile rispettare i principi umanitari"

La GHF si era prefissata l’obiettivo ambizioso di distribuire 300 milioni di pasti nei primi 90 giorni di attività. Tuttavia, le Nazioni Unite e diverse ONG umanitarie avevano già preso le distanze, dichiarando che il piano viola i principi umanitari e il diritto internazionale.

Aiuti a Gaza: il direttore della fondazione filo-Usa si dimette: "Impossibile rispettare i principi umanitari"
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26 Maggio 2025 - 12.32


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Il direttore esecutivo della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), Jake Wood, si è dimesso domenica, affermando che l’operazione di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza — basata su un piano promosso da Israele — non può essere realizzata nel rispetto dei “principi umanitari fondamentali”.

La decisione getta nuove ombre sul futuro dell’organizzazione, creata con il sostegno degli Stati Uniti e con sede a Ginevra da febbraio. La GHF si era prefissata l’obiettivo ambizioso di distribuire 300 milioni di pasti nei primi 90 giorni di attività. Tuttavia, le Nazioni Unite e diverse ONG umanitarie avevano già preso le distanze, dichiarando che il piano viola i principi umanitari e il diritto internazionale.

In una dichiarazione ufficiale, Wood ha spiegato:
«Due mesi fa mi è stato chiesto di guidare gli sforzi della GHF per via della mia esperienza nelle operazioni umanitarie. Come molti altri, sono rimasto sconvolto dalla crisi della fame a Gaza e, da operatore umanitario, ho sentito il dovere di fare tutto il possibile per alleviare le sofferenze».

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Wood ha sottolineato di essere «orgoglioso del lavoro svolto, incluso lo sviluppo di un piano pragmatico per nutrire le persone, affrontare le preoccupazioni legate alla sicurezza e lavorare in modo complementare alle ONG presenti da tempo a Gaza».


Tuttavia, ha aggiunto, è diventato «chiaro che non è possibile attuare questo piano rispettando pienamente i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza, principi che non sono disposto ad abbandonare».

Il consiglio direttivo della fondazione si è detto “deluso” dalla sua uscita, ma ha assicurato che proseguirà con la missione di portare aiuti a tutta la popolazione della Striscia nelle prossime settimane: «I nostri camion sono pronti», ha dichiarato la GHF, confermando l’intenzione di iniziare la distribuzione diretta degli aiuti da lunedì, con l’obiettivo di raggiungere oltre un milione di palestinesi entro la fine della settimana.

Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha confermato che Washington continua a sostenere i piani della fondazione per iniziare le consegne a breve.

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Nel frattempo, la situazione sul campo continua a peggiorare. Nelle prime ore di lunedì, un attacco israeliano contro una scuola che ospitava sfollati a Gaza ha provocato almeno 20 morti e decine di feriti, secondo fonti locali. Il fine settimana precedente era stato altrettanto sanguinoso, con almeno 38 palestinesi uccisi in sole 24 ore.

Israele ha intensificato le operazioni militari all’inizio di maggio, dichiarando di voler eliminare le capacità operative e governative di Hamas e riportare a casa gli ostaggi presi durante l’attacco del 7 ottobre 2023.

Nonostante le pressioni internazionali — che hanno spinto Israele ad allentare parzialmente il blocco degli aiuti — il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito la scorsa settimana che Israele intende mantenere il controllo su tutta la Striscia di Gaza.

Wood ha lanciato un appello al governo israeliano affinché “espanda significativamente la fornitura di aiuti attraverso tutti i canali possibili” e ha invitato “tutti gli attori coinvolti a cercare soluzioni innovative per garantire la distribuzione degli aiuti senza ritardi, deviazioni o discriminazioni”.

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Le Nazioni Unite hanno espresso forti preoccupazioni riguardo al piano della GHF, che — secondo il portavoce dell’UNICEF Jonathan Crickx — rischia di aggravare ulteriormente le sofferenze delle famiglie palestinesi.

Il piano, ideato da Israele, prevedeva che compagnie private — e non le organizzazioni umanitarie o le agenzie ONU — gestissero il trasporto degli aiuti verso pochi siti di distribuzione “sicuri” nel sud della Striscia. I capifamiglia avrebbero dovuto ritirare scatole del peso di 20 kg contenenti cibo e beni di prima necessità, senza però alcuna previsione per chi è troppo debole o malato per affrontare lunghi tragitti a piedi in un territorio devastato.

«Come può una madre con quattro figli, che ha perso il marito, trasportare 20 chili fino alla sua tenda improvvisata, magari a chilometri di distanza?» ha dichiarato Crickx. «I più vulnerabili — anziani, disabili, feriti e orfani — avranno enormi difficoltà ad accedere agli aiuti».

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