Il neocancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che le armi inviate all’Ucraina da Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti non avranno più un limite di gittata. Merz si riferisce ai missili Taurus, che colpiscono bersagli di precisione nell’arco di 500 km. Il Cremlino ha definito “pericolosa” questa decisione.
Insomma, siamo lontanissimi dalla tregua apparentemente auspicata da Trump. Anzi, il rischio di terza guerra mondiale Nato versus Russia sembra sempre più vicino. Cosa muova i leader europei a voler annichilire l’Europa e forse il mondo con una guerra globale, per di più nell’era nucleare, non è dato sapersi.
Vladimir Putin controlla circa 6000 testate nucleari, che non esiterebbe a usare se sentisse incombere un pericolo esistenziale sulla Russia. Peraltro, è ovvio a tutti che la Russia non ha un esercito in grado di fronteggiare gli eserciti dei 32 paesi Nato, motivo per cui il ricorso all’atomica sarebbe tutt’altro che inverosimile.
Una volta che ciò accadesse, si aprirebbe un duplice scenario. Se Putin sganciasse l’atomica in un qualsiasi paese UE, l’eventualità più plausibile sarebbe che tutti gli stati coinvolti nella guerra, in barba ai trattati internazionali e a qualsiasi altra considerazione strategica, chiederebbero immediatamente la tregua arrendendosi alla Russia. La seconda possibilità, più improbabile, sarebbe la fine dell’umanità in un olocausto nucleare.
Entrambe le opzioni non sono appetibili. Nessuna considerazione ideologica legata al complesso di superiorità che attanaglia il cosiddetto Occidente democratico dalla notte dei tempi, né tantomeno nessuna convenienza economica o geopolitica possono spiegare una scelta tanto dissennata (che speriamo non abbia seguito).
La motivazione addotta in generale da chi ritiene opportuno continuare a finanziare questa guerra è che “non si può cedere di fronte alla minaccia della Russia”. Questa affermazione è di per sé piena di bias cognitivi che solo in pochi nel panorama della comunicazione italiana hanno tentato di sventare. Innanzitutto, negli ultimi 35 anni, la Russia non ha mai minacciato l’Europa, semmai è la Nato ad aver minacciato la Russia inglobando gran parte dei paesi dell’est, ultima la Finlandia nel 2023. In secondo luogo, dopo più di tre anni di guerra, la Russia non ha mai mostrato l’intenzione di estendere il teatro di guerra all’Europa. Anche in questo caso, è accaduto e sta accadendo, invece, il contrario. Peraltro, prima di attaccare Kiev, Putin aveva chiesto più volte di mantenere l’Ucraina uno stato neutrale, fuori dalla Nato. Per tutta risposta ha ricevuto indifferenza, fino alle esercitazioni che la Nato ha avviato in territorio ucraino nel 2021.
La guerra con l’Ucraina, come oramai tutti sanno, è scoppiata non perché Putin volesse arrivare a Kiev per spirito imperialistico, come premessa per un’invasione dell’Europa: è scoppiata sia perché la Nato ha spalancato le porte all’Ucraina, sia perché l’Ucraina non ha rispettato gli accordi di Minsk. Questi accordi, firmati nel 2014 e reiterati nel 2015, garantivano la tutela delle minoranze russofone del Donbass e della zona orientale del territorio ucraino. Tanto il presidente Petro Porosěnko, quanto Volodymyr Zelenski hanno consentito che in quei territori dal 2014 si protraesse una vera e propria guerra civile contro i separatisti russi. D’altra parte, che Putin non fosse un sincero democratico rispettoso dei diritti umani e del diritto internazionale, non è stata certo un’improvvisa scoperta avvenuta nel febbraio 2022.
Allora, mentre questi incomprensibili deliri di guerra obnubilano le classi dirigenti dell’Occidente liberal-democratico, sarebbe forse il caso che le opinioni pubbliche manifestassero una ferma opposizione alla guerra, in qualsiasi forma, compreso l’invio di armi. Il rischio è troppo alto. L’unica via è il negoziato.
Purtroppo, ciò che Putin avrebbe accettato nel 2022, se l’UE e gli Stati Uniti non avessero impedito il successo dei negoziati di Istanbul, non è ciò che potrebbe accettare adesso, dopo centinaia di migliaia di soldati morti, dopo miliardi investiti in armi, e soprattutto dopo aver conquistato quasi tutti i territori che gli interessavano. Al di là del nazionalismo occidentale, la realpolitik suggerisce che all’Ue e agli Stati Uniti converrebbe mettere sul tavolo una proposta di tregua minimamente accettabile per avviare una trattativa con la Russia, invece che aumentare la gittata delle armi.
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