Perché è necessario un tribunale internazionale ad hoc sotto l'egida dell'Onu per giudicare i crimini di Gaza
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Perché è necessario un tribunale internazionale ad hoc sotto l'egida dell'Onu per giudicare i crimini di Gaza

È urgente istituire un tribunale internazionale ad hoc, sul modello dei tribunali per l’ex Jugoslavia (TPIJ) e il Ruanda (TPIR), per giudicare i crimini di guerra che continuano a insanguinare Gaza

Perché è necessario un tribunale internazionale ad hoc sotto l'egida dell'Onu per giudicare i crimini di Gaza
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1 Giugno 2025 - 10.58


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Il diritto internazionale, fondamento della convivenza tra le nazioni, è stato ridotto a un’ombra nella Striscia di Gaza. Di fronte a una sequenza ininterrotta di atrocità, la comunità globale non può più restare inerte. È urgente istituire un tribunale internazionale ad hoc, sul modello dei tribunali per l’ex Jugoslavia (TPIJ) e il Ruanda (TPIR), per giudicare i crimini di guerra che continuano a insanguinare Gaza. Solo un’azione di questa portata può garantire giustizia e assicurare che mai più, in nessuna parte del mondo, si ripetano orrori di tale gravità.

Dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha provocato sofferenze inaccettabili, la risposta israeliana ha oltrepassato ogni limite di proporzionalità, trasformandosi in una rappresaglia collettiva che calpesta i principi del diritto internazionale. La fame, utilizzata come arma di guerra, è un crimine abietto: il blocco totale imposto su Gaza dal 2 marzo 2025 ha privato milioni di civili di cibo, acqua e medicinali, spingendo la popolazione verso la carestia. Il Programma Alimentare Mondiale ha denunciato che 290.000 bambini sono “sull’orlo della morte” per malnutrizione, un dato che dovrebbe scuotere le coscienze globali.

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I crimini di guerra sono innumerevoli. Gli attacchi contro ospedali, come quelli ripetuti su strutture mediche a Gaza, violano gravemente le Convenzioni di Ginevra, lasciando medici e pazienti in balia della distruzione. Gli assalti contro civili disperati, radunati in cerca di cibo presso siti di distribuzione umanitaria, come l’attacco del 1° giugno 2025 a Rafah che ha ucciso almeno 30 persone, dimostrano un disprezzo assoluto per la vita umana. A questi si aggiungono esecuzioni sommarie di civili, documentate da organizzazioni per i diritti umani, e attacchi contro ambulanze, che il diritto internazionale protegge come intoccabili. Questi atti, che colpiscono indiscriminatamente una popolazione già allo stremo, non possono essere giustificati come legittima difesa.

Il diritto internazionale è chiaro: la punizione collettiva è un crimine, e la protezione dei civili è un obbligo inderogabile. Eppure, a Gaza, queste norme sono state sistematicamente ignorate, in un’escalation che va ben oltre la risposta all’attacco di Hamas. La Corte Penale Internazionale, pur avendo aperto un’indagine sui crimini nei Territori Palestinesi, si scontra con limiti giurisdizionali e pressioni politiche. Per questo auspichiamo un tribunale ad hoc, come quelli istituiti dall’ONU per l’ex Jugoslavia e il Ruanda, capace di indagare con rapidità e focus specifico i crimini commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto di Gaza, senza eccezioni.

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Un tribunale internazionale, istituito sotto l’egida delle Nazioni Unite, è l’unica strada per ristabilire un minimo di giustizia. Come il TPIJ ha affrontato le atrocità dei Balcani e il TPIR ha giudicato i responsabili del genocidio ruandese, un tribunale per Gaza dovrebbe perseguire i colpevoli di crimini contro l’umanità, ponendo un freno all’impunità e inviando un messaggio inequivocabile: nessuno, in nessun conflitto, può agire contro l’umanità senza conseguenze.

Tuttavia, il rischio che un tale tribunale non veda mai la luce è concreto. Gli Stati Uniti, insieme ad altri paesi che, per calcolo politico, giustificano le azioni del governo di Benjamin Netanyahu, potrebbero opporsi, usando il loro peso nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU per bloccare l’iniziativa. Questo non deve fermarci. Dobbiamo invocare con forza l’istituzione di un tribunale, non solo per le vittime di Gaza, ma per riaffermare la centralità del diritto e della dignità umana in un mondo che sembra averli dimenticati.

La comunità internazionale ha un dovere improrogabile. Il silenzio e l’indifferenza sono complici di questi orrori. Un tribunale per Gaza, sul modello di quelli per l’ex Jugoslavia e il Ruanda, non è solo una richiesta di giustizia: è un atto di resistenza contro l’erosione dell’umanità. È il nostro grido affinché mai più si ripeta un simile abisso di sofferenza.

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