Il più grande produttore europeo di missili vende a Israele componenti usate in attacchi che hanno ucciso bambini
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Il più grande produttore europeo di missili vende a Israele componenti usate in attacchi che hanno ucciso bambini

Il principale produttore europeo di missili, MBDA, fornisce componenti fondamentali per bombe impiegate da Israele in migliaia di raid aerei, durante i quali, secondo ricerche, sono stati uccisi bambini palestinesi e altri civili.

Il più grande produttore europeo di missili vende a Israele componenti usate in attacchi che hanno ucciso  bambini
Frammenti di bombe a Gaza
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17 Luglio 2025 - 16.05


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Il principale produttore europeo di missili, MBDA, fornisce componenti fondamentali per bombe impiegate da Israele in migliaia di raid aerei, durante i quali, secondo ricerche, sono stati uccisi bambini palestinesi e altri civili.

Mentre cresce la preoccupazione sull’eventuale profitto delle aziende europee dalla devastazione della Striscia di Gaza, un’inchiesta del Guardian, in collaborazione con le redazioni indipendenti Disclose e Follow the Money, ha ricostruito la catena di fornitura della bomba GBU-39 e le modalità con cui è stata utilizzata nel conflitto.

MBDA possiede una fabbrica in Alabama, USA, che produce le ali della GBU-39, una bomba progettata da Boeing. Queste ali si aprono dopo il lancio e guidano l’ordigno verso il bersaglio.

I ricavi di MBDA Inc. (la divisione americana) confluiscono in MBDA UK, con sede nell’Hertfordshire, in Inghilterra, che a sua volta riversa i profitti nel gruppo MBDA, la cui sede centrale si trova in Francia. Nel 2023 MBDA ha distribuito quasi 350 milioni di sterline in dividendi ai suoi tre azionisti: la britannica BAE Systems, la francese Airbus e l’italiana Leonardo.

Sospensione parziale delle esportazioni UK

Nel settembre 2023, il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha sospeso alcune licenze per l’esportazione di armi verso Israele, citando il rischio di “gravi violazioni del diritto internazionale umanitario”. La misura però riguarda solo materiali militari esportati dal Regno Unito, non quelli prodotti da filiali estere come MBDA Inc., che può continuare a fornire componenti a Boeing dalla sua fabbrica in Alabama.

L’indagine, basata su fonti aperte e analisi di esperti di armamenti, ha verificato 24 attacchi condotti con la GBU-39 in cui sono morti civili, inclusi bambini. Molti di questi attacchi sono avvenuti di notte, senza preavviso, in scuole e campi tenda dove si rifugiavano famiglie sfollate. Diversi episodi sono stati indagati dalle Nazioni Unite e da Amnesty International, che li ha classificati come possibili crimini di guerra.

MBDA ha confermato il contratto con Boeing per la fornitura delle ali e ha dichiarato di “rispettare tutte le leggi nazionali e internazionali applicabili al commercio di armi nei Paesi in cui opera, tutti dotati di controlli rigorosi sulle esportazioni”.

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Il caso di Hanin al-Wadie

Alle 2 del mattino del 26 maggio 2024, una bomba ha colpito la scuola Fahmi al-Jarjawi nella città vecchia di Gaza, dove erano rifugiate decine di famiglie. Secondo i soccorritori, 36 persone sono morte, metà delle quali erano bambini. Un video mostra una bambina che, in controluce rispetto alle fiamme, cammina stordita cercando una via di fuga. Si tratta di Hanin al-Wadie, 5 anni, unica sopravvissuta della sua famiglia. I genitori e l’unica sorella sono morti.

Ricoverata con gravi ustioni e traumi psicologici profondi, Hanin è stata infine trasferita in Giordania per ricevere cure non disponibili a Gaza. Il diritto internazionale vieta attacchi contro infrastrutture civili come scuole, e impone l’obbligo di ridurre al minimo i danni ai civili. Secondo Donatella Rovera di Amnesty International, chi lancia un attacco ha l’obbligo legale di prendere precauzioni per evitare danni alla popolazione, anche in presenza di obiettivi militari.

L’esercito israeliano ha dichiarato che la scuola ospitava un centro di comando di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, ma di aver utilizzato “munizioni precise” e di aver preso “numerose precauzioni”.

Tuttavia, esperti hanno identificato frammenti della GBU-39 nel luogo dell’attacco. Le ali del missile, che spesso si staccano all’impatto, sono facilmente riconoscibili dalla scritta “NO LIFT ON WINGS” e da specifiche caratteristiche del retro.

Quasi 5.000 bombe GBU-39 spedite a Israele

Secondo le stime, circa 4.800 bombe GBU-39 sono state fornite a Israele dal 7 ottobre 2023, attraverso vendite dirette e trasferimenti dalle scorte militari statunitensi. L’ultima spedizione (2.166 bombe) è stata annunciata a febbraio 2024, mentre secondo l’ONU quasi il 70% di Gaza risultava già raso al suolo.

La GBU-39 è progettata per colpire con precisione, con una carica esplosiva relativamente contenuta, ma in spazi chiusi crea una palla di fuoco letale. Nei 24 attacchi verificati, tra novembre 2023 e maggio 2024, si contano oltre 500 morti, almeno 100 dei quali bambini.

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Uno dei primi casi è del 2 novembre 2023, al campo profughi di Bureij, dove almeno quattro bombe hanno causato il crollo di diversi edifici. I morti, inizialmente 15, tra cui nove bambini, sono poi saliti. L’ONU ha inserito l’episodio tra sei attacchi in cui Israele potrebbe non aver rispettato il diritto internazionale umanitario.

Uno degli attacchi più devastanti è avvenuto la notte del 26 maggio 2024 al Kuwaiti Peace Camp 1, a Rafah, dove un incendio ha distrutto le tende e ucciso 45 persone, ferendone 249. Secondo Amnesty, una donna e un bambino sono stati decapitati da frammenti dell’esplosivo. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito un compound di Hamas, ma ha ipotizzato che una sostanza esplosiva non identificata abbia causato l’incendio secondario. Amnesty ha denunciato la mancata distinzione tra civili e obiettivi militari e ha chiesto un’inchiesta per crimini di guerra.

Scuole e campi tenda tra i bersagli

Dei 24 attacchi verificati, 16 hanno colpito scuole, trasformate in rifugi per sfollati. Gli altri hanno colpito campi tenda, abitazioni familiari e una moschea durante la preghiera del mattino.

Il Guardian ha inviato all’esercito israeliano resoconti dettagliati di nove attacchi. Un portavoce ha rifiutato di commentare i singoli casi, affermando che “l’IDF colpisce esclusivamente per necessità militari e in stretta conformità con il diritto internazionale”, adottando “tutte le precauzioni possibili”. Ha inoltre accusato Hamas di usare edifici civili – scuole, ospedali, moschee – per conservare armi e lanciare attacchi.

Il profitto dietro la devastazione

MBDA pubblicizza le sue ali “Diamond Back” come “componente chiave” della bomba di Boeing. Gli esperti confermano che la GBU-39 viene sempre venduta con queste ali, fornite esclusivamente da MBDA.

Sebbene non esistano bilanci pubblici per MBDA Inc., i suoi ricavi risultano consolidati in MBDA UK, che contribuisce per oltre il 40% al fatturato del gruppo. Complessivamente, MBDA ha registrato ricavi per 4,2 miliardi di sterline nel 2024.

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Nel settembre scorso, con il bilancio delle vittime a Gaza salito oltre 40.000, il Regno Unito ha sospeso 29 licenze di esportazione. Tuttavia, la misura non tocca le attività di MBDA Inc., che è una società americana soggetta alla legislazione USA.

Secondo Sam Perlo-Freeman, del Campaign Against the Arms Trade, “MBDA sta traendo profitto dall’armare Israele. Se volessero davvero dissociarsi, potrebbero vendere MBDA Inc.”. Il gruppo chiede al governo britannico di andare oltre l’embargo, sanzionando le aziende coinvolte e vietando gli investimenti in esse.

Nessuna sanzione reale dall’Europa

Nonostante le denunce dell’ONU – che ha rilevato pratiche compatibili con un genocidio – né il Regno Unito né l’UE hanno adottato misure per bloccare il coinvolgimento delle industrie belliche nei profitti del conflitto.

In un rapporto recente, la relatrice speciale ONU Francesca Albanese ha scritto: “Il genocidio prosegue perché è redditizio per molti”. Pur non citando MBDA né Boeing tra le 40 aziende nominate, ha aggiunto che la sua ricerca rappresenta “solo la punta dell’iceberg”.

Secondo i Principi guida ONU su imprese e diritti umani, le aziende dovrebbero svolgere controlli periodici e modificare il proprio comportamento in caso di conflitti armati. Lo stesso codice etico di MBDA afferma l’impegno dell’azienda a “identificare e prevenire ogni impatto negativo diretto o indiretto sui diritti umani”.

Alla richiesta del Guardian se intendesse vendere la sua divisione americana o cessare la fornitura di componenti per Israele, MBDA ha risposto negativamente, dichiarando che “sono vietate attività che possano coinvolgere l’azienda in pratiche illegali”.

BAE Systems e Airbus hanno dichiarato di non avere nulla da aggiungere alla risposta di MBDA. Leonardo ha affermato di “aver sempre agito in conformità con le leggi nazionali e internazionali sull’export di materiali militari”. Boeing ha rimandato le domande al governo statunitense, mentre un portavoce del Dipartimento di Stato ha ribadito che gli USA sostengono il diritto di Israele a difendersi.

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