Israele protegge i torturatori dei palestinesi e arresta l’ex procuratrice militare che denunciava gli abusi
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Israele protegge i torturatori dei palestinesi e arresta l’ex procuratrice militare che denunciava gli abusi

Tomer-Yerushalmi era nota per la sua determinazione a contrastare pratiche abusive durante gli interrogatori di prigionieri palestinesi

Israele protegge i torturatori dei palestinesi e arresta l’ex procuratrice militare che denunciava gli abusi
Yifat Tomer-Yerushalmi
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3 Novembre 2025 - 11.49


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Netanyahu verso il fascismo nei fatti mentre Israele è sempre più uno stato canaglia. L’arresto dell’ex procuratrice militare maggiore generale Yifat Tomer-Yerushalmi ha scosso profondamente l’opinione pubblica e sollevato interrogativi inquietanti sullo stato di diritto in Israele.

Secondo quanto riportano i media locali, la magistrata – che aveva lasciato messaggi dai quali si intuiva un possibile gesto estremo – è stata fermata con l’accusa di aver ostacolato indagini interne. Oggi è sorvegliata a vista in carcere, con un controllo continuo disposto dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, tra guardie e telecamere.

Denunciare le torture diventa un crimine

Tomer-Yerushalmi era nota per la sua determinazione a contrastare pratiche abusive durante gli interrogatori di prigionieri palestinesi, ricordando ripetutamente agli ufficiali militari la necessità di rispettare le convenzioni internazionali e il diritto umanitario. Il suo arresto, avvenuto dopo mesi di tensioni interne, viene letto da molti osservatori come un segnale politico chiaro: in un sistema che protegge i vertici dell’apparato di sicurezza, chi osa denunciare le violazioni rischia di diventare un bersaglio.

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Il sistema Netanyahu e l’impunità dei violatori

Negli ultimi anni, sotto la guida del premier Benjamin Netanyahu e con l’ascesa di ministri dell’estrema destra come Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, Israele ha mostrato una crescente tolleranza verso violazioni dei diritti umani nei territori occupati. Denunce delle Nazioni Unite, di Amnesty International e di altre organizzazioni internazionali documentano torture, maltrattamenti sistematici e punizioni collettive. Eppure, nessun alto ufficiale è stato perseguito, e molti casi restano nascosti dietro il segreto militare.

In questo contesto, l’arresto di Tomer-Yerushalmi assume il significato di una vendetta istituzionale, un avvertimento a chi tenta di difendere la legalità e la dignità dei detenuti: la trasparenza diventa un rischio, mentre la violenza gode di protezione.

Un messaggio per chi osa dissentire

Il caso della procuratrice militare non è solo una vicenda personale: rappresenta l’immagine di un potere che silenzia la coscienza interna e considera il diritto un ostacolo, la verità un nemico. L’arresto di una funzionaria che cercava di tutelare i diritti dei detenuti è il simbolo di un sistema che premia l’impunità e reprime chi osa dissentire.

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In Israele, denunciare le torture oggi significa mettere a rischio la propria libertà: e questo è forse il segnale più preoccupante della deriva autoritaria che avanza tra le mura dello Stato.

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