Israele ha utilizzato bombe a grappolo, ampiamente vietate a livello internazionale, nella recente guerra di 13 mesi in Libano. Le foto dei resti di munizioni rinvenute nel sud del Paese, visionate dal Guardian, lo suggeriscono chiaramente.
Le immagini esaminate da sei esperti indipendenti mostrano i resti di due diversi tipi di munizioni cluster israeliane in tre aree a sud del fiume Litani, nelle valli boscose di Wadi Zibqin, Wadi Barghouz e Wadi Deir Siryan.
Si tratterebbe dei modelli M999 Barak Eitan da 155 mm e Ra’am Eitan da 227 mm, due tipi di armamenti mai finora documentati in uso operativo. Se confermato, sarebbe la prima volta in quasi vent’anni che Israele impiega bombe a grappolo, dopo la guerra del 2006.
Le bombe a grappolo rilasciano decine o centinaia di “bomblets” su un’area vasta quanto diversi campi da calcio. Fino al 40% di queste submunizioni può non esplodere, trasformandosi per decenni in trappole mortali per i civili. Per questo motivo 124 Stati hanno aderito alla Convenzione sulle munizioni cluster, che ne vieta uso, produzione e trasferimento. Israele non è parte del trattato.
«L’uso di queste armi è sempre in contrasto con il diritto internazionale umanitario: sono indiscriminate al momento dell’impiego e restano letali a lungo», ha spiegato Tamar Gabelnick, direttrice della Cluster Munition Coalition.
L’esercito israeliano, da parte sua, non ha confermato né smentito l’impiego, limitandosi a dichiarare di utilizzare «solo armi lecite, conformi al diritto internazionale».
La guerra tra Israele e Hezbollah, iniziata nell’ottobre 2023, ha provocato quasi 4.000 morti in Libano e circa 120 in Israele. Il sud del Libano è ancora devastato, e gli attacchi aerei israeliani proseguono, pur in presenza di un cessate il fuoco.
Il Libano ha una storia tragica con le bombe a grappolo. Nel 2006, Israele disperse sul Paese 4 milioni di submunizioni, circa un milione delle quali non esplose. Da allora più di 400 persone sono state uccise da residuati bellici.
Le immagini dei resti del primo ordigno – il M999 Barak Eitan, prodotto da Elbit Systems – sono state verificate da sei esperti, tra cui Brian Castner di Amnesty International e NR Jenzen-Jones di Armament Research Services. Ogni proiettile M999 rilascia nove submunizioni che si frammentano in 1.200 schegge di tungsteno.
Il secondo ordigno, identificato da diversi analisti come un Ra’am Eitan da 227 mm, contiene decine di bomblets ad alto potenziale esplosivo. Media israeliani lo descrivono come un missile guidato che disperde 64 submunizioni letali su un’area molto ampia.
Secondo le autorità israeliane, queste nuove armi avrebbero tassi di mancata esplosione estremamente bassi, attorno allo 0,01%. Tuttavia, esperti e organizzazioni per i diritti umani ricordano che i tassi dichiarati dai produttori sono spesso molto inferiori alla realtà sul terreno. Nel 2006, ad esempio, la munizione M85 fu presentata con un “dud rate” dello 0,06%, ma analisi indipendenti lo stimarono intorno al 10%.
«Le bombe a grappolo sono vietate perché impossibili da usare in modo discriminante. Non esiste un modo “responsabile” o “legale” di impiegarle: i civili pagano sempre il prezzo più alto, e queste armi restano letali per decenni», ha affermato Castner.
