Un piano segreto Usa-Russia per porre fine alla guerra in Ucraina è emerso in queste ore: secondo Axios, l’amministrazione Trump avrebbe messo a punto una “roadmap” in 28 punti, frutto di una lunga concertazione con Mosca, con garanzie di sicurezza americane in cambio di territoriali concessioni ucraine. L’iniziativa, se confermata, rappresenterebbe una svolta geopolitica di enorme portata, ma solleva questioni profondamente inquietanti sul futuro della sovranità ucraina.
Secondo le fonti citate da Axios, il piano prevede che l’Ucraina ceda alla Russia “parti dell’Est” – in particolare Luhansk e Donetsk – pur senza un vero cambio formale di sovranità: il controllo verrebbe consegnato “de facto”, ma alcune aree dovrebbero rimanere “smilitarizzate”, senza basi russe attive. In altre regioni, come Kherson e Zaporizhzhia, le attuali linee di controllo sarebbero “congelate”, ma con la prospettiva di negoziati per restituire porzioni di territorio.
Al centro del piano ci sarebbero “garanzie di sicurezza” statunitensi: gli Usa offrirebbero protezione all’Ucraina e, in modo più ampio, all’Europa, contro eventuali nuove aggressioni russe. Queste garanzie, secondo il progetto, corrisponderebbero alla “sicurezza in Europa” e si inserirebbero in una relazione futura tra Stati Uniti, Russia e Ucraina.
A guidare le trattative sarebbe stato l’inviato speciale Usa Steve Witkoff, che avrebbe avuto colloqui intensi con il rappresentante russo Kirill Dmitriev. Sempre secondo Axios, Witkoff avrebbe illustrato il piano anche a Kiev: ha discusso con Rustem Umerov, consigliere per la sicurezza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
La fonte di questa proposta avrebbe tratto ispirazione dal cessate il fuoco in Gaza, anch’esso mediato dagli Stati Uniti: il piano in 28 punti sarebbe infatti modellato su quello recentemente utilizzato per negoziare la tregua tra Israele e Hamas.
La portata di un’ipotesi del genere è enorme: consegnare il “Donbass” alla Russia significherebbe di fatto sancire un ridisegno territoriale, mentre le garanzie americane lascerebbero aperto un interrogativo fondamentale: quanto sarebbero vincolanti davvero? Gli analisti temono che si tratti di una “concessione enorme” da parte di Kiev, che potrebbe essere costretta a sacrificare parte della propria integrità territoriale in cambio di parole, seppur strategiche, su carta.
Da Mosca, intanto, la risposta è ambigua. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato di non poter confermare novità rispetto ai negoziati di Alaska, suggerendo al tempo stesso che non ci siano “progressi ufficiali” da rendere pubblici.
La tensione è palpabile: se questo piano dovesse realizzarsi, non sarebbe solo una mossa diplomatica, ma un ribaltamento totale degli equilibri nell’Europa orientale. L’Ucraina si troverebbe di fronte ad una scelta storica: accettare concessioni territoriali che molti considerano inaccettabili o rischiare di rimanere isolata e vulnerabile. E gli Stati Uniti, dal canto loro, metterebbero sul tavolo una promessa di protezione che dovrà dimostrare di essere più di una semplice intenzione.