Gli 007 denunciano: intimidazioni russe contro politici e finanzieri belgi per fermare l’uso degli asset congelati
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Gli 007 denunciano: intimidazioni russe contro politici e finanzieri belgi per fermare l’uso degli asset congelati

Secondo le agenzie di intelligence europee, politici belgi e alti dirigenti della finanza sarebbero stati oggetto di una campagna di intimidazione orchestrata dall’intelligence russa

Gli 007 denunciano: intimidazioni russe contro politici e finanzieri belgi per fermare l’uso degli asset congelati
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17 Dicembre 2025 - 20.01


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Secondo le agenzie di intelligence europee, politici belgi e alti dirigenti della finanza sarebbero stati oggetto di una campagna di intimidazione orchestrata dall’intelligence russa per spingere il Belgio a bloccare l’utilizzo di 185 miliardi di euro di beni a favore dell’Ucraina.

Fonti della sicurezza hanno riferito al Guardian che nel mirino sarebbero finiti figure chiave di Euroclear, il depositario di titoli che detiene la maggior parte degli asset russi congelati, oltre a esponenti di vertice del Paese.

Giovedì, a Bruxelles, i leader dell’UE discutono se approvare la concessione di prestiti urgenti all’Ucraina garantiti dagli asset della banca centrale russa, una misura ritenuta cruciale per sostenere lo sforzo bellico di Kyiv nel 2026 e 2027.

I funzionari ritengono che la campagna sia riconducibile al GRU, l’intelligence militare russa, anche se resta dibattuto il livello effettivo della minaccia. «Sono sicuramente impegnati in tattiche di intimidazione», ha dichiarato un funzionario europeo.

Il Belgio è al centro della questione perché 185 miliardi dei 210 miliardi di euro di asset della banca centrale russa congelati dall’UE dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina sono custoditi da Euroclear, con sede a Bruxelles.

Tra giovedì e venerdì i leader europei devono decidere se approvare un primo prestito da 90 miliardi di euro garantito da questi beni immobilizzati. Il Belgio ha espresso dubbi sulla legittimità giuridica del meccanismo e ha chiarito che darà il via libera solo con garanzie di pieno rimborso a Euroclear nel caso in cui la Russia ottenga un risarcimento in tribunale.

Mosca ha avvertito pubblicamente che l’uso degli asset equivarrebbe a un furto, mentre la banca centrale russa ha annunciato di chiedere 230 miliardi di dollari di danni a Euroclear nei tribunali russi. Secondo le fonti, tuttavia, la campagna di pressione si sarebbe concentrata su individui specifici.

Minacce sarebbero state rivolte anche a Valérie Urbain, amministratrice delegata di Euroclear, e ad altri alti dirigenti del gruppo finanziario. Euroclear ha rifiutato di commentare, limitandosi a precisare che «qualsiasi potenziale minaccia viene trattata con la massima priorità e approfonditamente indagata, spesso con il supporto delle autorità competenti».

Un’inchiesta pubblicata questo mese da EUobserver ha fatto riferimento a minacce ricevute da Urbain nel 2024 e 2025. Secondo il sito, dopo tali episodi sarebbero stati ingaggiati servizi di sicurezza privati per la protezione dei dirigenti. In un’intervista a Le Monde dello scorso novembre, Urbain aveva confermato di essere accompagnata da una guardia del corpo da oltre un anno, senza entrare nei dettagli.

All’inizio di dicembre il primo ministro belga Bart De Wever ha dichiarato in un’intervista pubblica: «Chi crede che Putin accetterà serenamente la confisca degli asset russi? Mosca ci ha fatto sapere che, in caso di sequestro, il Belgio e io personalmente ne subiremmo le conseguenze per sempre». Il suo ufficio ha poi ricondotto queste parole ai rischi legali e finanziari per le imprese occidentali.

Il portavoce del governo ha rifiutato di commentare le presunte minacce per ragioni di sicurezza, mentre lo staff del ministro degli Esteri Maxime Prévot ha affermato di non essere a conoscenza di intimidazioni dirette nei suoi confronti.

Il Regno Unito, che detiene circa 27 miliardi di euro di asset russi congelati, sostiene l’utilizzo dei fondi immobilizzati a favore dell’Ucraina. Il Belgio insiste inoltre perché anche gli altri Paesi che custodiscono asset russi — stimati in 290 miliardi di euro a livello globale — adottino misure analoghe, per condividere i rischi legali.

Secondo funzionari ed esperti ucraini, il prestito europeo è essenziale per sostenere lo sforzo bellico nei prossimi anni. Nataliia Shapoval, direttrice del KSE Institute di Kyiv, ha spiegato che nel 2026 l’Ucraina avrà bisogno di 50 miliardi di dollari di finanziamenti esterni, dei quali solo la metà è già stata assicurata. «Il fabbisogno di nuovi finanziamenti internazionali è assolutamente critico», ha affermato, sottolineando la necessità di flussi prevedibili per l’acquisto di armi e gli investimenti industriali.

Senza un accordo europeo, Kyiv potrebbe reggere solo nel primo trimestre dell’anno, mentre «dal secondo trimestre e soprattutto nella seconda metà dell’anno emergerebbero gravi problemi», con possibili tagli alla difesa e difficili scelte sulla spesa sociale. Gli ucraini confidano che l’intesa europea possa esercitare una pressione finanziaria di medio periodo sulla Russia, che nel 2025 destinerà il 38% del bilancio statale alle spese militari e dovrebbe chiudere l’anno con un disavanzo di circa 70 miliardi di dollari.

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