Straordinaria scoperta archeologica a Roma: durante i lavori di archeologia preventiva per il raddoppio dell’acquedotto Castell’Arcione – Salone, in località Case Rosse, è venuta alla luce una tomba a camera dell’epoca repubblicana datata tra il IV e il III secolo a.C. L’eccezionalità del ritrovamento è dovuta intanto al fatto che la tomba è ancora inviolata; si trova poi in ottimo stato di conservazione perché nel corso dei secoli vi è penetrata una limitatissima quantità di terra.
I lavori, condotti da Acea Elabori sotto la direzione di Fabio Pompei e la direzione scientifica dell’archeologo Stefano Musco della Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio e la collaborazione sul campo dell’archeologo Fabio Turchetta, hanno messo in luce una sepoltura con camera, scavata a una profondità di circa due metri sotto l’attuale piano di campagna, con quattro defunti sepolti in momenti diversi. La tomba, scavata nel banco tufaceo caratteristico della zona, è larga circa 2,50 metri, lunga 3,30 metri e alta 1,75 metri.
Alla camera sepolcrale si accedeva attraverso un pozzo lungo 2 metri e largo 1, dotato di gradini appena sbozzati. Il vano era chiuso da una lastra di calcare bianco e pietrame di tufo.
Due prime sepolture si trovano sui banconi dei due lati lunghi del vano ipogeo: a una prima analisi appartengono a due defunti dell’età di 50 e 30-39 anni circa. I resti ossei non sono in buono stato a causa dell’acidità del terreno di origine vulcanica; erano accompagnati da un corredo in ceramica composto da 25 elementi (ora in fase di studio) e da due oggetti in ferro identificati come strigili, con cui all’epoca gli atleti si detergevano dopo le attività fisiche: da qui il nome che gli archeologi hanno dato alla sepoltura di Tomba dell’Atleta o degli strigili; nel corredo c’è anche una moneta in lega di bronzo, con la raffigurazione della testa elmata di Minerva sul diritto, e una testa equina con la scritta “romano” sul rovescio, databile fra il 335 e il 312 a.C.
Il vasellame appartiene quasi interamente alla ceramica detta “a vernice nera”, e
alcuni pezzi presentano tracce ancora vivide di una decorazione bianca a motivi
geometrici e vegetali. All’interno di due piatti (detti “piatti di pesce”) e di due coppe
sono stati identificati i resti di offerte alimentari: è stato possibile riconoscere ossa di un coniglio e di un capretto o agnello.
Sul fondo del vano ci sono poi i resti ossei di altri due individui: un uomo e una donna, lui di età tra i 35 e 34, lei di età indefinita. Erano accompagnati da cinque elementi di corredo, tutti in terracotta. In base a uno studio preliminare dei reperti si puà datare la sepoltura tra il IV e il III secolo a.C.
Il ritrovamento di sepolture a camera restituisce in genere tombe svuotate dei loro
corredi funerari e spesso riutilizzate in vario modo nelle epoche successive. Il caso della
Tomba dell’Atleta o degli strigili si rivela eccezionale per l’integrità in cui è stata ritrovata
e per l’ottimo stato dei reperti in essa contenuti. Va inoltre sottolineato come una zona
lontana dal centro della Capitale ci riservi ancora una volta nuove e sorprendenti
scoperte. Prima della rimozione dei reperti archeologici è stato effettuato un rilevamento con laser scanner per ricostruire la sepoltura in tre dimensioni; i materiali
e le informazioni raccolte durante lo scavo saranno oggetto di uno studio approfondito
da parte della Soprintendenza nei prossimi mesi.