Massimo Massetti: "Nessun malato deve più sentirsi solo”
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Massimo Massetti: "Nessun malato deve più sentirsi solo”

Massimo Massetti, Direttore dell’Area Cardiovascolare e della Cardiochirurgia del Policlinico Gemelli, Presidente della Fondazione “Dignitas Curae: “La nostra sfida è diventata un’aspirazione condivisa da tutti. Nessun malato deve più sentirsi solo"

Massimo Massetti: "Nessun malato deve più sentirsi solo”
Massimo Massetti, Direttore dell’Area Cardiovascolare e della Cardiochirurgia del Policlinico Gemelli
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Antonello Sette Modifica articolo

3 Febbraio 2024 - 12.22


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Professor Massimo Massetti, l’evento andato in scena il 25 gennaio nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, incentrato sulla presentazione del progetto “Dignitas Curae”, pensato ed elaborato dalla Fondazione da lei presieduta, è un punto di svolta nella cura di ogni malato, che non può essere ridotto a un organo e, tantomeno, a un numero di letto, ma deve essere trattato come una persona unica, con le sue aspettative, le sue speranze e le sue paure? 

“Per me e per tutta la Fondazione Dignitas Curae è stata una grande soddisfazione vedere condivisa e accolta, anche con entusiasmo, da tutti i relatori intervenuti, la nostra proposta che ha l’ambizione di rivoluzionare dalle fondamenta l’approccio alla malattia. Abbiamo avuto la conferma che il manifesto, da noi reso pubblico, non è un’utopia, ma la concretissima possibilità di un’inversione di rotta, sensibilizzando e orientando da qui in poi tutte le scelte nella direzione da noi auspicata. Cambiare il paradigma di cura è fondamentale, non solo per il rispetto che si deve avere per la dignità del malato, ma anche per la sostenibilità complessiva del sistema pubblico, che versa in uno stato di evidente e crescente difficoltà. Il paradigma, che proponiamo, può incidere non solo sulla qualità e sull’accessibilità delle cure, ma anche sulla loro maggiore economicità”. 

Che cosa l’ha, più di ogni altra, impressionata, ascoltando i relatori, che si sono succeduti nel corso della presentazione del manifesto “Dignitas Curae”?

“Quello che più mi ha colpito e favorevolmente impressionato è stata la convergenza di tutte le idee e le opinioni, a vario titolo espresse, con il manifesto che abbiamo reso pubblico. Questo per me significa che c’è la possibilità di creare un movimento di opinione, destinato ad avere un impatto dirompente sulla messa in pratica del nuovo modello, che è alla base del nostro manifesto”.

Il commento a caldo del professor Massetti fotografa perfettamente l’andamento di un evento che ha superato, e di molto, le più rosee aspettative. Sulla necessità di rivoluzionare l’approccio alla malattia, recuperando in chiave moderna quello intriso di umanità e di generosità, raccontato nella biblica parabola del Buon Sammaritano, più volte citata da Papa Francesco, primo firmatario del documento insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con cui hanno convenuto tutti gli oratori.

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A partire dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana, che ha sottolineato l’importanza della dimensione umana dell’assistenza, ribadendo nel contempo il diritto di ciascun cittadino all’accesso alle cure, che è un dovere morale, prima ancora che politico.

“Il progetto di revisione del sistema sanitario”, ha ammonito dal canto suo il Ministro della Salute Orazio Schillaci, “non riguarda solo gli ambiti prettamente organizzativi e gestionali. Occorre portare avanti un modello di cura, che non si limiti a curare l’evento patologico, ma che arrivi a prendersi cura del paziente nella sua totalità. Si tratta di riorganizzare una sanità che deve essere centrata sul malato e non sulle malattie o sulle singole prestazioni sanitarie. Ma c’è bisogno del contributo di tutti gli attori coinvolti nella rifondazione del sistema sanitario, nel rispetto delle differenze, dei compiti e dei ruoli, perché ciascuno dei soggetti interessati, il Ministero della Salute, le Regioni, le aziende sanitarie, il personale sociosanitario, il mondo del volontariato determinerà. con il proprio contributo. quale sanità consegneremo al futuro”.

Il testo del Manifesto, scritto a quattro mani dal professor Massetti e da monsignor Mauro Cozzoli, già docente di Teologia Morale all’Università Lateranense, oggi consultore del Dicastero per la dottrina della fede, è stato rivisto negli aspetti giuridici da Natalino Irti, professore emerito dell’Università Sapienza di Roma, e da Teresa Pasquino, docente ordinario di Istituzioni di diritto privato dell’Università di Trento.

“I principi contenuti nel Manifesto Dignitas curae”, ha spiegato la professoressa Pasquino, “costituiscono un’efficace sintesi di enunciati presenti anche nel quadro normativo interno e sovranazionale. Nei propositi del Manifesto, il diritto alla salute, quale diritto fondamentale della persona ex art. 32 Cost., deve garantire al paziente il diritto di accesso alle strutture sanitarie pubbliche e private, in relazione al bisogno di cura manifestato, ed implica la possibilità di avvalersi del progresso della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica per assicurare non solo l’efficienza della organizzazione del luogo di cura, ma anche il benessere fisico e psichico del paziente. I principi, in esso enunciati, che pongono al centro della relazione medico-paziente la dignità della persona, mirano a realizzare, la dignità della cura, avendo riguardo all’importanza della comunicazione tra medico e paziente, al rispetto dei convincimenti e dei valori propri di ciascun paziente, alla parità di trattamento, soprattutto a vantaggio dei più bisognosi ed indifesi e all’accompagnamento nel percorso terapeutico, anche con il coinvolgimento dei familiari e con il supporto psicologico necessario , per conseguire risultati più efficaci nella cura e per alleviare il dolore. In attuazione di tali principi, è richiesto l’impegno dei pubblici poteri, chiamati assicurare che tutte le istanze di tutela e di protezione vengano realizzate”.

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Al valore della dignità umana, reso concreto nel rapporto di cura fra medico e paziente, si ispira infine anche alla dottrina della fede cristiana, come ha ricordato il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede.

“Alla questione sanitaria”, ha affermato il cardinale Parolin, “messa in evidenza da tutte le criticità in atto, non si può far fronte con rimedi meramente funzionali, ma con una cultura della cura innervata dalla dignitas personae. Il che, come suggerisce il Manifesto, comporta una mens nova, che attivi un cambiamento radicale del pensare medico. Un cambiamento che comincia nell’interiorità delle coscienze, dalle cui profondità trabocca fuori, in ogni ambito, relazionale, progettuale, gestionale, strutturale e istituzionale, dell’operare medico. A questa cultura della cura mira il Manifesto, sollecitando e incentivando tutte le forze vive della società. Come ci dice Papa Francesco, nell’ultima sua enciclica Laudate Deum, ‘non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone’. Il primo grande merito del Manifesto è la sua incidenza prioritaria sul pensiero: sulla modulazione valoriale delle intelligenze e delle coscienze, per una Sanità del futuro, a misura umana. Perché, come sottolinea il Manifesto, è il pensiero che muove l’azione”, ha concluso il cardinale Parolin.

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L’importanza del ripristino della centralità del malato e dell’impegno di tutti medici per la realizzazione di questo fondamentale obiettivo sono stati ribaditi anche da un illustre convitato, come il Vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma Stefano De Lillo, che ha aderito con entusiasmo all’iniziativa promossa dalla Fondazione “Dignitas Curae”. 

Erano presenti anche i rappresentanti delle principali associazioni dei pazienti e dei medici, tra cui il Presidente di Medico Protetto Edoardo Pantano, che ha sottolineato l’importanza del tema all’ordine del giorno, anche nella direzione del ripristino di un rapporto ottimale fra medico e paziente, con benefici immediati sia a livello individuale che collettivo e la rimozione definitiva di quei presupposti, che alimentano migliaia di contenziosi e perpetuano, di conseguenza, la questione, annosa e dannosa, della resistenza medica.

Credo che meriti di essere citato in conclusioni, per le riflessioni profonde che suscita, anche l’intervento del moderatore dell’evento, il giornalista e scrittore Bruno Vespa, che ha voluto ricordare il collega Gigi Ghirotti, che cinquanta anni fa raccontò in prima persona, in un’inchiesta per la Rai, poi diventata un libro, il suo personale “Viaggio nel tunnel della malattia”, fra le inadeguatezze a tutti i livelli delle strutture e la solitudine dei malati. Un grido di allarme, rimasto sostanzialmente per mezzo secolo. Ora finalmente, qualcosa sta cambiando e si avvicina il tempo in cui nessun malato, lieve e grave che sia, si sentirà più solo, abbandonato, un numero tirato a sorte in una corsia d’ospedale. La Dignitas Curae non è solo una speranza. È un percorso che si è messo in moto e che non si deve fermare. Quella del 25 gennaio 2024 può e deve diventare una data storica, dove tutto è cambiato e niente sarà più come prima.

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