L’Italia si astiene sull’accordo pandemico Oms, M5s: "La destra filo no-vax e preferisce la propaganda alla salute"
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L’Italia si astiene sull’accordo pandemico Oms, M5s: "La destra filo no-vax e preferisce la propaganda alla salute"

A denunciare apertamente la gravità di questa scelta è stato anche il Movimento 5 Stelle in una nota diffusa il 20 maggio dal capogruppo in Commissione Affari Sociali alla Camera, Andrea Quartini

L’Italia si astiene sull’accordo pandemico Oms, M5s: "La destra filo no-vax e preferisce la propaganda alla salute"
Il parlamentare M5s Andrea Quartini
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20 Maggio 2025 - 17.39


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Nel giorno in cui la comunità internazionale compie un passo storico verso una maggiore cooperazione nella prevenzione e nella gestione delle pandemie, l’Italia ha scelto di astenersi. Un segnale che va ben oltre il merito tecnico del voto e che racconta molto delle priorità dell’attuale governo. Mentre 124 Paesi hanno approvato il primo accordo globale sull’architettura sanitaria post-Covid, l’Italia — insieme a sole altre dieci nazioni, tra cui Russia, Iran e Israele — si è smarcata, motivando l’astensione con la volontà di “riaffermare la sovranità degli Stati”.

È un argomento apparentemente legittimo, ma che suona come un riflesso condizionato di una certa propaganda. La stessa che, fin dai tempi più bui della pandemia, ha strizzato l’occhio ai negazionisti, agli scettici dei vaccini, ai contestatori delle misure sanitarie. In nome di una libertà astratta e individualista, si è spesso sacrificato il principio — profondamente democratico — della tutela collettiva della salute.

Oggi, quello stesso atteggiamento riemerge nella forma anodina di un’astensione, ma il messaggio resta intatto: quando si tratta di scegliere tra cooperazione sanitaria e sovranismo ideologico, l’attuale maggioranza non ha dubbi. Preferisce lasciare sullo sfondo l’interesse sanitario globale, pur di difendere una narrazione che, da mesi, cerca di riscrivere anche la memoria del Covid come “esagerazione” o “strumentalizzazione”.

A denunciare apertamente la gravità di questa scelta è stato anche il Movimento 5 Stelle. In una nota diffusa il 20 maggio dal capogruppo in Commissione Affari Sociali alla Camera, Andrea Quartini, si legge:

“Credo sia estremamente grave la decisione del governo Meloni di astenersi sul cosiddetto ‘accordo pandemico’ dell’Oms, il documento che parla di prevenzione, preparazione e risposta alle future minacce pandemiche. Dopo le sterili polemiche sull’eventuale fuoriuscita dell’Italia dall’Organizzazione mondiale della Sanità, il nostro esecutivo si schiera nella stessa posizione di Russia, Iran e Israele e contro i 124 Paesi che hanno approvato il documento. Come in ogni occasione pubblica, Meloni e i suoi non perdono l’opportunità di fare propaganda antiscientifica usando l’opposizione all’Oms, quando invece ne seguono le direttive per compilare il piano pandemico nazionale. È inaccettabile esporre il Paese all’isolamento internazionale sul piano scientifico per lisciare il pelo a una manciata di no vax. Il governo è assolutamente irresponsabile.”

Nel frattempo, anche esponenti del mondo scientifico hanno espresso perplessità. L’infettivologo Matteo Bassetti ha definito l’astensione italiana “un segnale negativo” che rischia di isolare il nostro Paese nel confronto scientifico internazionale, sottolineando quanto la partecipazione attiva nei consessi globali sia essenziale per affrontare efficacemente le emergenze sanitarie.

L’accordo dell’OMS, è bene ricordarlo, non impone obblighi coercitivi agli Stati membri. Come lo stesso governo italiano ha riconosciuto nelle sue motivazioni ufficiali, l’intesa non autorizza l’Organizzazione a imporre lockdown, vaccinazioni obbligatorie o restrizioni ai viaggi. Il principio di sovranità nazionale è stato pienamente tutelato nel testo finale.

E allora perché astenersi? Perché insistere su un punto già chiaramente sancito, se non per inviare un segnale ideologico e compiacere una certa fascia elettorale che ancora oggi guarda con sospetto alla scienza e alla cooperazione internazionale?

Ancora una volta, il primato della convenienza politica prevale su quello della responsabilità. L’astensione italiana non è una difesa della libertà, ma l’ennesimo sintomo di un approccio che guarda al consenso immediato e non alla sicurezza futura. A pagarne il prezzo saranno, come sempre, i cittadini.

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