“Escape Room”, quando l'elaborazione collettiva e la condivisione diventano protagoniste
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“Escape Room”, quando l'elaborazione collettiva e la condivisione diventano protagoniste

Dal 7 al 17 novembre a Scalo57 (Roma) un percorso immersivo tra psicologia, tecnologia e creatività per riflettere insieme sulla salute mentale.

“Escape Room”, quando l'elaborazione collettiva e la condivisione diventano protagoniste
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1 Novembre 2025 - 16.22 Culture


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Una mostra-laboratorio per riflettere sulla complessità emotiva e i blocchi interiori. Un progetto interdisciplinare che intreccia arte, psicoterapia, tecnologia e pratiche educative con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla salute mentale.

L’esposizione si struttura intorno al concetto di “spazio mentale chiuso”, che viene approfondito e interpretato partendo proprio dall’evoluzione dell’ideale nella storia della riflessione filosofica: dalla caverna di Platone, in cui gli uomini scambiano ombre per realtà, fino agli universi sospesi di David Lynch, dove i personaggi restano intrappolati nella loro stessa coscienza. “Escape Room” trasforma questo simbolismo in un ambiente reale, fisico, pensato come luogo sicuro di esplorazione emotiva e di dialogo e confronto collettivo.

La mostra si sviluppa snodandosi tra i diversi punti di vista di tre artiste, figure eclettiche con un percorso professionale e creativo strettamente interconnesso col tema della riflessione sull’esperienza umana e dell’analisi della psiche. Ana Dripal, oltre che videografa è una psicoterapeuta e porta qui alla luce un video immersivo strutturato come un film a episodi: un labirinto di stanze e relazioni, in cui lo spazio fisico riflette quello emotivo di un amore complesso. Il suo lavoro interroga i confini tra l’ “Io” e l’ “Altro” e su chi siamo quando ci specchiamo nell’altro. Maria Galie, artista e arteterapeuta, oltre che fondatrice di Byzarticon e promotrice di Scalo57, presenta un’installazione frutto di un laboratorio di arteterapia con donne in trattamento per tumore al seno presso l’Ospedale Cantacuzino di Bucarest.

Le opere, frutto di un’elaborazione collettiva, diventano la testimonianza della dicotomia fra la fragilità fisica e psicologica e la resistenza e la determinazione. Il percorso si completa con due installazioni interattive dedicate alle emozioni e le loro sfaccettature. Ioana Mandrescu, sound artist e musicista, sposta l’attenzione sul corpo non come estensione fisica ma come generatore di suoni. Le sue opere nascono dalla raccolta di oggetti abbandonati e dati medici, trasformati e piegati all’arte.  

“Escape Room” è una mostra che si muove tra arte contemporanea, pratica terapeutica e attivazione sociale, proponendo al visitatore un percorso di autoanalisi e confronto per trasformare la fruizione artistica in un’esperienza condivisa e consapevole.

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