Non solo Scurati: censurato dalla Rai anche il monologo di Nadia Terranova sulle manganellate di Pisa
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Non solo Scurati: censurato dalla Rai anche il monologo di Nadia Terranova sulle manganellate di Pisa

Anche nelle settimane precedenti si è verificato un episodio simile riguardo a un monologo destinato alla trasmissione Rai3 'Che sarà', condotta da Serena Bortone.

Non solo Scurati: censurato dalla Rai anche il monologo di Nadia Terranova sulle manganellate di Pisa
Nadia Terranova
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22 Aprile 2024 - 12.32


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Anche nelle settimane precedenti si è verificato un episodio simile riguardo a un monologo destinato alla trasmissione Rai3 ‘Che sarà’, condotta da Serena Bortone.

Dopo le polemiche sul caso Scurati, la scrittrice Nadia Terranova ha rivelato in un’intervista al quotidiano ‘il manifesto’ che il suo discorso, redatto in seguito alle manganellate della polizia sugli studenti in corteo a Pisa per la Palestina, non è mai stato trasmesso. Questo episodio risale all’inizio di marzo dello scorso anno.

Terranova ha raccontato che la redazione l’aveva invitata a scrivere e leggere il monologo, ma il testo non è stato ritenuto adatto per la puntata. La scrittrice ha espresso sorpresa nel ricevere la richiesta di modificare il proprio discorso.

Era inizio marzo scorso: “La redazione mi aveva invitata a scrivere un monologo, che io stessa avrei dovuto leggere – ha spiegato Terranova – L’ho fatto, ma il testo non è stato reputato adatto alla puntata”. E la scrittrice aggiunge: “Sono rimasta abbastanza stupita quando mi è stato chiesto di cambiare il mio monologo”.

Leggi anche:  Caso Scurati, la destra boccia l'audizione di Corsini e Bortone: dalla maggioranza una censura nella censura

La scrittrice, commentando non solo il caso Scurati ma anche la querela al filologo e storico Luciano Canfora (non l’unico querelato da Meloni), ha aggiunto: “A me sembra che quasi ci si aspetti una forma di autocensura. Quando ho raccontato questa vicenda alle persone che conosco mi è stato detto: be’, ma che ti aspettavi?”. Poi Terranova ha proseguito: “Come se si desse per scontato che si possa essere scomodi ma solo fino a un certo punto. Ecco, per paradosso, quasi preferisco chi è dichiaratamente servile a chi accetta di essere scomodo ma solo un po’“.

Il testo del monologo di Nadia Terranova mai andato in onda

Adesso narrerò un apologo ai giudici. Uno sparviero, dopo aver ghermito un piccolo usignolo variopinto, lo trascinò in alto fra le nubi, e quello, trafitto dagli artigli ricurvi, piangeva di dolore. Allora lo sparviero gli disse: “Infelice, di che ti lamenti? Sei preda di uno più forte di te; dove ti porto io, tu andrai, anche se canti; ti divorerò o ti libererò a mio piacere. Stolto è chi combatte i più forti: non riporterà alcuna vittoria e, oltre al danno, dovrà subire la beffa”.
L’apologo dello sparviero e dell’usignolo è la prima favola della storia della letteratura occidentale. Si trova nelle Opere e i giorni di Esiodo, un poema del settimo secolo a. C., ed è curioso che la favola sia anche una delle prime riflessioni della nostra civiltà sulla Hybris, la tracotanza, che tanta parte avrà nel mondo classico. Il potere, si evince dalle parole di Esiodo, è innanzitutto un potere fisico: il più forte, il più grosso, colui che ha più armi – in questo caso, gli artigli – tiene in scacco in più debole. Partendo da qui, da una storia per bambini, la Hybris diventò nel mondo classico la più disdicevole delle violazioni: abusare di una carica, agire dentro un dislivello politico era un peccato disonorevole, la rivelazione dell’incapacità di essere all’altezza del proprio ruolo. Il dovere dell’uomo che governa, proprio in virtù della propria carica divina, è ergersi al di sopra degli istinti e delle passioni proprie del piano umano. Nella Politica, Aristotele elenca i comportamenti che i tiranni devono evitare per non cadere nella Hybris, e ne individua due in particolare: percuotere i sudditi e abusare della loro giovinezza. Monica, madre di uno dei ragazzi colpiti durante la manifestazione in difesa della Palestina a Pisa, ha risposto ai giornalisti che chiedevano se avrebbe accettato delle scuse. È con le sue parole che voglio concludere.
A me delle scuse importa fino a un certo punto. Voglio che queste cose non succedano più. Un’amica di mio figlio è rimasta in osservazione per un trauma cranico, un altro è stato colpito all’addome e aveva sangue nelle urine, si temeva un’emorragia interna. Stiamo parlando di ragazzini, li hanno curati in pediatria.

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