Dalla Germania nazista all’America di Trump: perché i leader autoritari vogliono le donne a casa

I regimi fascisti esaltavano l’ideale della donna felice in casa, pur sfruttando il suo lavoro non pagato. Oggi, negli Stati Uniti, le influencer della cosiddetta womanosphere diffondono le stesse illusioni, spingendo le donne a restare confinate nel ruolo domestico.

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22 Settembre 2025 - 13.08


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Immaginate un’illustrazione in stile anni ’50: un uomo che saluta la moglie di ritorno dal lavoro, mentre lei tiene in braccio due bambini urlanti, con un telefono e una luce ad anello sullo sfondo. È un’immagine che mescola nostalgia domestica e realtà digitale moderna, un simbolo perfetto per raccontare come i regimi fascisti, dal Terzo Reich all’America di oggi, abbiano sempre contato sulle donne per mantenere l’ordine attraverso il lavoro non pagato in casa. Questa non è solo propaganda del passato: è un meccanismo che sta riemergendo nelle reti sociali contemporanee, dove le influencer della “womanosphere” vendono sogni di casalinghe perfette, eco di vecchie riviste naziste.

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Nel 1980, Gertrud Scholtz-Klink, l’ex leader dell’ufficio femminile nazista a Berlino dal 1934 al 1945, descrisse il suo ruolo alla storica Claudia Koonz come “influenzare le donne nelle loro vite quotidiane”. Raggiunse circa 4 milioni di ragazze nel movimento giovanile nazista, 8 milioni di donne nelle associazioni naziste e 1,9 milioni di abbonate alla sua rivista, Frauen Warte. Scholtz-Klink promuoveva “la culla e il mestolo”, enfatizzando i doveri riproduttivi e domestici come essenziali per la forza della nazione.

Claudia Koonz, professoressa emerita di storia all’Università Duke, nota che le riviste femminili naziste come Frauen Warte glorificavano le casalinghe, paragonabili ai social media di oggi, con contenuti focalizzati sullo stile di vita: mantenere una casa pulita, crescere una famiglia, e dibattiti su temi innocui come il trucco, preferendo un look senza maquillage simile alla moderna tendenza “clean girl”. Il libro di Koonz del 1986, Mothers in the Fatherland, descrive come donne ordinarie nella Germania nazista fossero centrali nell’incubare ideali di supremazia bianca, subordinazione femminile e sacrificio domestico, illustrando come i forti uomini politici dipendano dal lavoro familiare delle donne per implementare l’ideologia statale.

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Fascismo e famiglia

Questa dinamica non è casuale. Pensatori del XX secolo come il teorico tedesco Theodor Adorno e il filosofo politico americano contemporaneo George Lakoff descrivono i regimi di estrema destra come istituzioni che gerarchizzano l’autorità maschile attraverso una struttura familiare, con le donne sottomesse agli uomini e entrambi obbedienti al “padre severo” della nazione. Questo prepara i bambini a vedere la sottomissione delle donne come stabilità e ad accettare paura e conformità come senso di appartenenza.

La storica culturale Tiffany Florvil osserva una riluttanza a etichettare l’attuale destra americana come fascista, eppure dinamiche autoritarie estreme sono evidenti, con i sostenitori di Trump che lo chiamano “Papà” – un termine che evoca figure paterne dominanti. L’amministrazione Trump ha promosso politiche che rafforzano questa gerarchia: deportazioni senza precedenti, l’uso dell’ICE per detenzioni ingiuste con abusi sui diritti umani, intimidazioni a giudici, studi legali e università, e attacchi alla democrazia liberale.

Queste azioni non sono isolate: creano un clima di paura che spinge le donne verso ruoli domestici protettivi. Come Adorno notava, il fascismo prospera quando la famiglia diventa un microcosmo dello stato, con la madre come guardiana dell’ideologia. Oggi, nelle chat di mamme conservatrici su piattaforme come Facebook o TikTok, si diffondono narrazioni che idealizzano la vita da casalinga, spesso intrecciate con retorica anti-femminista e pro-natalista, riecheggiando i proclami nazisti sul “Kinder, Küche, Kirche” (bambini, cucina, chiesa).

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Come le donne diffondono la fantasia domestica

Le donne non sono solo vittime passive in questo schema: storicamente e oggi, sono spesso le ambasciatrici principali. Nella Germania nazista, Scholtz-Klink non era un’eccezione. Attraverso le sue organizzazioni, come la NS-Frauenschaft, formava donne a internalizzare e trasmettere valori razziali e di genere. Le madri insegnavano ai figli l’obbedienza al Führer come estensione dell’autorità paterna, rendendo l’ideologia fascista “familiare” e quindi irresistibile.

Un esempio vivido è la storia di Maria, una casalinga berlinese intervistata da Koonz negli anni ’70. Maria, che aveva cresciuto tre figli durante la guerra, ricordava come le riunioni del Frauen Warte l’avessero convinta che il suo ruolo domestico fosse un atto patriottico. “Non combattevo con un fucile, ma con il mio grembiule”, diceva, mentre sfogliava ricette per “torte ariane” che simboleggiavano purezza razziale. Queste narrazioni non erano solo domestiche: supportavano l’espansione demografica nazista, con incentivi fiscali per famiglie numerose e propaganda che legava la fertilità alla sopravvivenza della razza.

Trasferiamoci all’America del 2025. Influencer come Hannah Neeleman, nota come “Ballerina Farm” su Instagram, incarnano questa “trad wife” aesthetic: abiti vintage, pane fatto in casa e una vita idilliaca in una fattoria dell’Utah. Con oltre 8 milioni di follower, Neeleman vende l’idea che abbandonare la carriera per il focolare sia liberatorio, un antidoto al “caos femminista”. Ma dietro le quinte, come rivelato da un’inchiesta del 2024, Neeleman ha affrontato burnout e depressione post-partum, lavorando 16 ore al giorno per mantenere l’illusione online.

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Eppure, i suoi post – che mescolano consigli di cucina con citazioni bibliche sulla sottomissione – raggiungono milioni, influenzando donne giovani a rivedere le loro ambizioni professionali. Altre figure, come la podcaster Candace Owens o la creator “Liver King” (in realtà una rete di donne che gestiscono contenuti maschili), amplificano messaggi simili. Owens, in un episodio del 2023, ha dichiarato: “Le donne felici sono quelle che scelgono di stare a casa, non quelle che inseguono promozioni”. Questo riecheggia le parole di Scholtz-Klink: influenzare le vite quotidiane per modellare la nazione.

Esperti come la sociologa Kristin Luker, autrice di The Politics of Sexual Morality, sottolineano come queste influencer non agiscano in un vuoto. Sono sostenute da policy reali: l’amministrazione Trump ha espanso crediti fiscali per figli e tagli alle protezioni per l’aborto, spingendo le donne verso ruoli riproduttivi. In stati come il Texas e la Florida, leggi del 2024 limitano l’accesso all’educazione sessuale, preparando il terreno per una visione della famiglia come fortezza ideologica.

Quando lo stato fallisce, le donne intervengono

Ma cosa succede quando lo stato non fornisce? La storia nazista offre lezioni amare. Durante la Grande Depressione degli anni ’30, con la disoccupazione alle stelle, il regime promise sicurezza domestica: sussidi per madri ariane, asili statali per lavoratori e propaganda che dipingeva la casa come rifugio dal caos. Eppure, per molte, era un’illusione. Donne come Anna, un’altra testimone di Koonz, persero mariti al fronte e si ritrovarono a razionare cibo mentre la propaganda insisteva sul “sacrificio gioioso”.

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Oggi, negli USA, il fallimento statale è palpabile. Con l’inflazione al 7% nel 2025 e tagli ai programmi sociali sotto Trump, famiglie medie affrontano crisi abitative e sanitarie. Eppure, la risposta non è rivolta contro il sistema: è interiorizzata. Forum online come “TradWives United” su Reddit – con 500.000 membri – traboccano di storie di donne che, licenziate da lavori precari, si rifugiano nel “tradwife lifestyle”. “Ho perso il mio impiego in Amazon, ma ora coltivo il mio orto e i miei figli mi amano di più”, scrive un’utente del Midwest nel 2025.

Questa resilienza domestica è ciò che i fascisti adorano. Come spiega Lakoff nel suo framework del “padre severo”, le donne che “tengono insieme la famiglia” legittimano l’autorità maschile, anche quando fallisce. In un’epoca di crisi climatica e instabilità economica, queste narrazioni diventano ancora più potenti: promettono controllo in un mondo caotico.

Storie personali: echi del passato nel presente

La storica Koonz, intervistata per questo articolo, avverte: “Non sottovalutate il potere delle donne ordinarie. Nel nazismo, furono loro a rendere l’ideologia quotidiana. Oggi, con i social, è esponenziale”. Un esempio contemporaneo è il movimento “Homemaker Revival” guidato da influencer come Nara Smith, che con video di “preparare il pranzo per il marito” ha accumulato 2 miliardi di visualizzazioni su TikTok nel 2024.

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Smith, cresciuta in una famiglia ebraica ortodossa, ora promuove un’etica gentile che maschera disuguaglianze di genere, simile alle riviste naziste che mescolavano ricette con antisemitismo velato.

Per comprendere l’impatto umano, consideriamo le storie individuali. Prendete Elise, una 32enne dell’Ohio, che nel 2025 ha lasciato il suo lavoro da insegnante dopo aver seguito Ballerina Farm. “Volevo quel tipo di pace”, mi dice via Zoom, mostrando la sua cucina impeccabile. Ma dopo il terzo figlio, l’ansia la travolge: “Mio marito lavora 80 ore a settimana per Trump Inc., e io gestisco tutto. È come se fossi il soldato di casa”.

Elise non vede la connessione con il fascismo, ma riconosce la pressione: “Se non lo faccio io, chi?” Un parallelo storico è quello di Liesel, una madre nazista intervistata da Koonz. Durante i bombardamenti del 1943, Liesel cuciva uniformi per i figli mentre ascoltava discorsi radiofonici su “donne forti per una nazione forte”. “Era il mio dovere”, ricordava. Entrambe, Elise e Liesel, incarnano come il lavoro domestico diventi estensione dello stato, assorbendo i colpi delle sue mancanze.

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Altre voci dissonanti emergono. L’attivista femminista Aimee Allison, fondatrice di She the People, critica: “Questi ‘trad wives’ sono cooptati dal patriarcato. Stanno vendendo catene dorate mentre l’amministrazione Trump smantella Roe v. Wade per la seconda volta nel 2025”. Allison cita dati: il 40% delle donne under 30 ora considera il ritorno al focolare, su da 25% nel 2020, secondo un sondaggio Pew del 2025.

Il ruolo della propaganda moderna

La womanosphere non è casuale: è un ecosistema. Piattaforme come X (ex Twitter) e Instagram amplificano contenuti algoritmicamente, spingendo video di “vita da casalinga” a utenti vulnerabili. Un report del 2025 del Southern Poverty Law Center identifica reti di bot che promuovono questi ideali, collegati a gruppi alt-right. È simile alla diffusione di Frauen Warte: 1,9 milioni di copie mensili che raggiungevano ogni angolo della Germania.

George Lakoff spiega: “Il framing familiare rende l’autoritarismo accogliente. Chiamare Trump ‘Daddy’ non è uno scherzo; è un meccanismo psicologico”. Video virali del 2024, come quello di Tucker Carlson che paragona Trump a un “padre che dà una sculacciata”, hanno 50 milioni di views, normalizzando la sottomissione.

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Un ciclo da interrompere?

Mentre l’America di Trump naviga deportazioni di massa – con oltre 2 milioni di rimpatri nel primo anno, secondo dati ICE del 2025 – e minacce a istituzioni democratiche, il ruolo delle donne domestiche diventa cruciale. Come nel nazismo, dove le madri ariane dovevano “popolare la razza”, oggi policy pro-nataliste mirano a invertire il declino demografico, con sussidi per famiglie “tradizionali” che escludono coppie LGBTQ+.

Tiffany Florvil conclude: “Riconoscere questi pattern non è allarmismo; è storia. Le donne non sono pedine: sono il campo di battaglia”. Eppure, storie di resistenza emergono: gruppi come Feminist Homemakers su Substack, con 100.000 abbonate, rivendicano il domestico su basi egualitarie, rifiutando la sottomissione.

Questa inchiesta, basata su archivi storici, interviste e analisi dati, rivela un thread ininterrotto: dai saluti nazisti alle storie Instagram, i forti uomini contano sulle donne a casa per sostenere l’edificio autoritario. Ignorarlo sarebbe come ignorare il telefono nella mano della casalinga degli anni ’50: è lì, connesso al presente, pronto a chiamare il futuro.

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