Caso Pinna, l'Ordine dei giornalisti: "Cronache in palese, contrasto con il nostro codice deontologico"
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Caso Pinna, l'Ordine dei giornalisti: "Cronache in palese, contrasto con il nostro codice deontologico"

La Commissione pari opportunità accusa i media di aver raccontato il femminicidio di Cinzia Pinna sottolineando presunte dipendenze e fragilità, oscurando così la responsabilità dell’uomo che l’ha uccisa.

Caso Pinna, l'Ordine dei giornalisti: "Cronache in palese, contrasto con il nostro codice deontologico"
Cinzia Pinna
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27 Settembre 2025 - 12.35


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Il problema del linguaggio di genere purtroppo resta ancora molto diffuso anche nel racconto giornalistico dei femminicidi. Accade spesso che, invece di mantenere l’attenzione sulla violenza subita, i riflettori vengano puntati sulle presunte mancanze o fragilità della vittima, finendo così per ridimensionarne il ruolo di vittima stessa. Sono queste le considerazioni alla base dell’intervento della Commissione pari opportunità del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che ha diffuso il seguente testo ufficiale:

«La Commissione pari opportunità del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti interviene, anche in seguito a molte segnalazioni, sulle narrazioni di alcuni articoli e servizi di cronaca che raccontano femminicidi. Il diritto di cronaca non può trasformarsi in un abuso, lo abbiamo scritto e ripetuto più volte, anche nei corsi di formazione ed è una norma contenuta nel nostro codice deontologico.

Invece, nuovamente, di fronte al racconto di alcune testate giornalistiche del femminicidio di Cinzia Pinna, ci troviamo in palese, pericoloso contrasto con le regole di cui il giornalismo si è dotato in questi ultimi anni.

La Cpo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti invita ancora una volta i giornalisti e le giornaliste a dimostrare maggiore sensibilità nei confronti della vittima e ad un’assunzione di responsabilità nel raccontare i femminicidi, evitando di fornire una cronaca distorta di un crimine efferato, per contribuire così a spezzare gli stereotipi e i pregiudizi alla base della violenza di genere che opprime la nostra società.

Senza voler censurare, la Cpo chiede che i fatti siano raccontati con maggior rispetto per chi non c’è più. Possiamo raccontare i femminicidi per quello che sono. In questo caso, come per altri del resto, sappiamo tutto del femminicida reo confesso, della sua vita brillante, imprenditoriale e personale. Di Cinzia Pinna, che è stata barbaramente uccisa, ci viene invece fornita una descrizione parziale, ma che si sofferma su presunte patologie o ipotetiche dipendenze. Cinzia Pinna è morta non in conseguenza di questo ma perché un uomo l’ha uccisa».

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