Al Tg1 vale più uno strillo della Meloni che non le donne contro la violenza
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Al Tg1 vale più uno strillo della Meloni che non le donne contro la violenza

Può non dare notizia di una manifestazione che vede alla testa del corteo grandi artisti e intellettuali impegnati sul tema come Paola Cortellesi, il regista Ferzan Ozpetek, l’attrice Anna Foglietta? Il Tg1 può e lo ha fatto.

Al Tg1 vale più uno strillo della Meloni che non le donne contro la violenza
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24 Novembre 2025 - 15.52


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di Adelmina Meier

Il Tg1, quello che non perde uno strillo della Meloni, se non anche gli erutti ed altro; ecco, il Tg1 ha uno strano rapporto con la realtà. Ed anche con alcune regole dello stesso giornalismo, soprattutto televisivo. Basti pensare all’uso, se non all’abuso, della denominazione di “esclusiva” ed anche di “reportage”. Etichette spalmate a iosa, come si può fare, a ragione, con la nutella sul pane. La mitica crema va sempre bene che si spalmi, e se ne goda, appare indigesto l’abuso di “pecette” di “esclusiva” e “reportage”.

Vabbè, contento lui (il direttore), contenti loro (la redazione)… Peccato che ce le debbano propinare queste cose, meglio sarebbe un circuito chiuso Saxa Rubra–Palazzo Chigi–via della Scrofa.

Ma andiamo ad alcune recenti perle del “Tg specchio”. In uno dei primi Tg successivi alla morte di Ornella Vanoni, cacchio, non si può non aprire con la notizia e l’omaggio ad Ornella. Peccato, perché era il giorno buono per farsi apprezzare dalla nostra Meloni aprendo con la promozione dell’Italia da parte di Moody’s che alza il rating del nostro Paese, pardon, Nazione. Pazienza, l’importante è far dire, a chi conduce, di seguito alla pagina dedicata alla Vanoni: “E adesso passiamo alle notizie importanti…”.

Voltiamo pagina e veniamo alla giornata contro la violenza sulle donne. Può il servizio pubblico oscurare nei propri principali telegiornali una manifestazione di tanto significato, considerata la cronaca che lo stesso Tg1 deve dare, ormai quotidianamente? Può non dare notizia di una manifestazione di circa 70mila persone, seppure in una giornata di gelo, al centro di Roma? Può non dare notizia di una manifestazione che vede alla testa del corteo grandi artisti e intellettuali impegnati sul tema come Paola Cortellesi, il regista Ferzan Ozpetek, l’attrice Anna Foglietta? Il Tg1 può e lo ha fatto.

Certo, con la furbizia di darlo al mattino successivo, in una edizione certo non di punta, disponendo, comunque, la risposta a chi l’avrebbe accusato di aver oscurato la manifestazione: “L’abbiamo data, alle 8 del mattino successivo…”. Peccato che tra le otto e le venti una differenza ci sia. Il Tg1 non riesce a pigliarci per i fondelli.

Resta un dato: per la prima volta, la RAI non ha dato voce alla manifestazione “Non una di meno e una, nessuna, 100 mila”. Slogan della manifestazione: “Contro la normalizzazione della violenza”. Certo, c’erano anche slogan contro ministri e governo, forti ed anche offensivi come può accadere nelle manifestazioni di piazza, in ogni latitudine, ma per cancellarli non si oscura il dato civile e politico.

Ovviamente, in un sistema informativo largamente riconducibile a proprietà sotto l’ombrello del centrodestra, alla fine sono stati gli slogan fuori riga ad avere ampio risalto sui giornali. Ma la manifestazione è stata grande, era unitaria, e avvertiva su un tema che attraversa tutte le famiglie italiane, che riguarda tutte le donne italiane, madri, figlie, fidanzate, sorelle.

Materia per la Commissione di Vigilanza, del Cda RAI, per ricostruire chi ha preso questa decisione e come l’ha motivata. Per stabilire se questo modo di raccontare la realtà nel suo divenire risponde alla missione del Servizio Pubblico, onora il contratto di servizio.

Una notazione finale: nella filiera di decisioni che hanno portato ad una sostanziale marginalità della manifestazione dei 70mila, c’è la mano di una donna? Ed infine: che ne dicono le giornaliste del Tg1. Ah, saperlo… Meglio tacere.

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