La politica sulla pelle degli altri

Il ministero della Pubblica istruzione elimina le classi non terminali dei corsi serali per ridimensionare gli organici ma a stabilirlo non c’è nessun progetto politico.

La politica sulla pelle degli altri
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16 Giugno 2011 - 09.53


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di Francesca Giraldi

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La decisione del ministero della Pubblica istruzione di eliminare le classi non terminali dei corsi serali per attuare il dimensionamento degli organici a livello regionale e provinciale non risponde ad alcun progetto politico, non chiama in causa alcun complotto volto a favorire il “privato” rispetto al pubblico ma esprime il vuoto politico di una classe governativa che ha trasformato gli apparati dello Stato in ufficiali giudiziari e si comporta di conseguenza generando azioni che hanno la sola finalità di battere cassa per fare quadrare conti pubblici che ormai, come sappiamo tutti, non quadreranno mai.

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Le azioni, però, producono conseguenze spesso devastanti, per quanto non sempre così visibili e percepibili da chi non le subisce direttamente.

I corsi serali per lavoratori soppressi dal Ministero non sono, per ora, i Ctp, i centri territoriali permanenti per l’educazione degli adulti che consentono di conseguire il titolo di licenza media, bensì normali corsi di istruzione superiori con una riduzione oraria curricolare del 20% circa del monte orario, che vengono attivati in orari diversi rispetto a quelli diurni per favorire la frequenza di quegli adulti che, per motivi economici, familiari o personali, non hanno potuto nella loro adolescenza accedere all’istruzione superiore.

Sono loro a subire la conseguenza più pesante dell’azione del Ministero perché questa si traduce nella perdita di un diritto essenziale, riconosciuto dalla Costituzione: il diritto all’istruzione. Perdere il diritto all’istruzione non significa solo negare la possibilità di un titolo di studio superiore – oggi paragonabile alla terza media di un tempo – a una categoria di studenti già particolarmente svantaggiata, ma significa soprattutto erodere il capitale umano e sociale di una società dove il problema principale non è più tutelare o accrescere la libertà delle persone, ma evitare che questa libertà venga progressivamente diminuita dalle azioni di una pseudo-politica economica che intacca l’accesso alle risorse per un numero crescente di individui.

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La seconda conseguenza riguarda la perdita dei posti di lavoro. Se i docenti di ruolo non perderanno il posto ossia la retribuzione, ma saranno disseminati qua e là in due o più scuole, magari in provincia, i precari invece usciranno sicuramente dal mondo lavorativo della scuola.

Ma le conseguenze in termini lavorativi investono anche un’altra categoria : quella del personale Ata – assistenti tecnico- amministrativi. Perché 120 alunni in meno significa ridimensionamento dell’organico Ata calcolato in base al numero di alunni frequentanti. E infine intaccano le risorse economiche del singolo Istituto, perché il Fondo per la retribuzione accessoria che ogni scuola ha in dotazione per pagare le attività aggiuntive – dai corsi di recupero agli straordinari del personale Ata – è calcolato anch’esso in base al numero di alunni.

Se le azioni producono conseguenze sugli individui è ora che gli individui riprendano a mettere in atto azioni capaci di contrastare le conseguenze di questa devastante pseudo-politica.

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