La piazza incalza e il governo “rimanovra”. Una piazza non solo Cgil contro e, nella confusione totale, il governo prepara un maxi emendamento per smentire per la quarta volta se stesso.
Bella piazza brutta situazione. Gran bella piazza quella attorno a via dei Fori Imperiali a Roma. Verso l’una hanno appena finito di applaudire il segretario, Susanna Camusso, che ha parlato davanti all’arco di Costantino, a pochi passi dal Colosseo. Aria allegra, di chi sente di aver fatto il proprio dovere. Se non per loro, i meno giovani, ma per i giovani che pure ci sono, in molti. Il tema del futuro è centrale in tutte le 100 piazze della protesta. Sa di stantio invece l’eterna polemica sulle cifre. La Cgil ha preferito non fornire stime sui partecipanti ai cortei. Più basso di tutti il ministro Brunetta, secondo cui la percentuale di adesioni allo sciopero è stata del 3,6 per cento nella pubblica amministrazione.
La tombola finanziaria. Ma i veri numeri li dà ancora una volta il governo. Numeri di soldi e proposte di sacrifici. Si ricomincia da capo quando ancora il Senato sta prendendo atto della quarta versione della Manovra salva tutto. Nonostante le smentite il governo punta nuovamente sulla fiducia. Troppe lacerazioni in casa. E poi l’ennesima versione della Manovra: IVA, dal 20 al 21; fino al pareggio di bilancio, contributo del 3% sopra i 500.000 euro; adeguamento delle pensioni delle donne nel settore privato a partire dal 2014. Tutti i rimangiarsi tutto, tutti ad annaspare rispetto a conti che non tornano, visti i ripetuti no dell’Europa e dei mercati ai trucchetti berlusconiani buoni soltanto in casa.
L’irriducibile Sacconi. Sono circa 350 gli emendamenti su cui si registra la condivisione da parte di tutti gli Enti Locali, di destra o sinistra che siano. Riunione straordinaria delle Regioni e dei Comuni in rivolta, giovedì. Ma centrale resto lo scontro politico sull’articolo 8. “Inutile far presto se non si fa bene”, ammonisce Pier Luigi Bersani, “rischiamo di fare una manovra alla settimana. Questa manovra va rafforzata, va rafforzata la coesione del paese e noi abbiamo le nostre idee”. Per questo, ha aggiunto, in Senato “siamo pronti a rendere essenziali gli emendamenti”. Di certo bisogna “togliere l’articolo 8” che rivede lo statuto dei lavoratori. Irriducibile il ministro del Welfare Sacconi: “Non se ne parla proprio”.