di Giulia Nitti
Pessima sorpresa per l’Italia. Standard & Poor’s ha deciso di tagliare il rating sul debito italiano, portandolo da A+ ad A. In pratica si mette in forse la capacitò del nostro paese di pagare il debito pubblico e si alimenta così la debolezza dei titoli italiani sul mercato.
Il giudizio dell’agenzia internazionale è negativo: “la situazione politica e la fragilità della coalizione di governo in Italia limita la capacità di risposta dello Stato” nell’affrontare la crisi, così come la debolezza della crescita economica.
Dubbi sul bilancio italiano
”A nostro parere – continua Standard & Poor’s – una crescita economica più debole probabilmenmte limiterà l’efficacia del programma di consolidamento del bilancio in Italia”. a
L’agenzia di rating sostiene anche che ”le prospettive di crescita economica dell’Italia si stanno indebolendo.
E ci aspettiamo – prosegue il rapporto – che la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all’interno del Parlamento comntinueranno a limitare la capacità dell’esecutivo di rispondere in maniera decisa alle sfide macro-economiche interne ed esterne”.
I 60 miliardi di risparmi difficili da raggiungere
Per Standard and Poor’s gli obiettivi di bilancio fissati nella manovra di bilancio del governo italiano, a partire dai 60 miliardi di risparmi, sono “difficili da raggiungere”.
E – si legge ancora nel rapporto – “il tentativo di risposta politica del governo italiano alle recenti pressioni dei mercati suggerisce il prosieguo di una incertezza politica sui mezzi con cui affrontare le sfide economiche dell’Italia”.
“Ostacoli strutturali alla crescita”
Per l’agenzia di rating le autorità italiane, infatti, “rimangono riluttanti” ad affrontare le questioni chiave, “come gli ostacoli strutturali alla crescita, il basso tasso di partecipazione al lavoro e mercati dei servizi e del lavoro troppo strettamente regolati”.
Il risultato è che aumentano i rischi per cui il già elevato debito pubblico italiano possa aumentare ancora. Ed in questo caso – minaccia Standard & Poor’s – “potremmo abbassare nuovamente il rating di lungo e breve termine”.
Riunione di emergenza per la Grecia
Il “dramma greco” tiene ancora banco. Oggi si terrà una nuova conference call tra i responsabili della Unione europea, della Bce e del Fmi con il ministro greco delle Finanze per monitorare la situazione.
Lo ha reso noto ieri Amadeu Altafay, portavoce del Commissario europeo per gli Affari economici e monetari Olli Rehn.
“Come avviene regolarmente – ha scritto il portavoce in una nota – i capi missione della Commissione, del Fondo monetario internazionale e della Banca Centrale Europea hanno tenuto una teleconferenza con il ministro delle Finanze greco e con alti dirigenti del suo ministero. Un’altra ‘conference call’ avrà luogo stasera. Nel frattempo sono in corso discussioni tecniche ad Atene”.
La Merkel: “Se crolla l’euro, si disgrega l’Europa”
“La disgregazione dell’euro porterà alla disgregazione dell’Europa”: lo ha ribadito il cancelliere Angela Merkel a Berlino, all’indomani della sconfitta elettorale del suo partito. Il messaggio della leader tedesca era rivolto soprattutto ai partner euroscettici della coalizione, i liberali della Fpd, che sono finiti al 2% dei consensi. A questi la Merkel ha anche consigliato di “pesare molto attentamente le parole per non innervosire i mercati dell’eurozona”.
Un’altra giornata nera per i mercati
Come se i mercati non fossero già turbati dalle notizie ufficiali. Oggi per le piazze di tutta Europa si è aperta una giornata pesantissima: la notizia del mancato accordo degli stati Ue sul debito della Grecia ha messo in crisi i principali listini, con Milano, in particolare, che adesso cede il 3,63 %.
Una nuova sconfitta per la Merkel
A incidere sulle performance deprimente delle borse è la nuova sconfitta di Angela Merkel alle elezioni municipali e regionali tenutesi ieri a Berlino.
Al voto per il rinnovo del governo dei 12 municipi e della città-Stato di Berlino (uno dei 16 Stati della Repubblica federale) la sinistra guidata dal giovane borgomastro-governatore Klaus Wowereit (nella foto), gay dichiarato, si è confermata forza di maggioranza relativa.
Boom del partito dei Pirati
Perde un po’ di voti, ma a vantaggio dei Verdi, suoi possibili alleati, e di una realtà nuova, il Piratenpartei, cioè partito dei Pirati, gruppo giovanile nato come movimento per la libertà su internet e che si batte per una piattaforma di libertà civili e informazione. Secondo i primi exit poll, i Piraten hanno ottenuto l’8,9% dei consensi, superando agevolmente la soglia minima del 5% necessaria per entrare nel Parlamento della capitale e riportando migliaia di giovani alle urne.
Un risultato straordinario. “Sono contentissimo, questa è una giornata storica per noi e per la Germania” ha detto Sebastian Nerz, il leader dei Pirati nel governo di Berlino.
La Cdu senza alleati la Fpd (euroscettica) crolla al 2%
La Cdu della Merkel guadagna pochi punti ma come seconda forza politica della capitale resta sola: i liberali (Fdp), alleati di governo della cancelliera a livello federale, spariscono, crollando al 2 per cento, cioè tre punti sotto la soglia di sbarramento del 5 per cento.
Particolarmente significativo per l’Unione europea è il fatto che gli elettori hanno punito i liberali, fautori in questi giorni di una linea dura ed euroscettica contro ogni aiuto ai paesi dell’eurozona in difficoltà.
La svolta monetarista a destra, a Berlino dunque non passa.
I risultati degli exit poll: Verdi al 18%(+ 4,9%)
Ecco i risultati fotografati dagli exit poll.
La Spd (socialdemocrazia, storico partito della sinistra europea) di Klaus Wowereit (borgomastro popolare e gay dichiarato) scende di 1,3 punti, ma col 29,5 per cento resta prima forza politica.
I verdi guadagnano 4,9 punti e salgono al 18 per cento.
Per Wowereit quindi sono il possibile alleato futuro, in sostituzione della Linke (la sinistra radicale, con cui ha governato fino a ieri) che scende di 1,9 punti all’11,9 per cento.
La grande sorpresa dei Pirati
La grande sorpresa sono i Pirati, che nati dal nulla volano all’8,9 per cento (nella foto il loro leader Sebastian Nerz).
La vittoria dei Pirati è una punizione anche per la Fdp (liberali) che dal 5,6 per cento crolla al 2,0.
La Cdu della Merkel, guidata a Berlino dallo sfidante Frank Henkel, guadagna 2,2 punti assorbendo parte dei voti degli elettori delusi dalla Fdp euroscettica, e va al 23,5 per cento.
Se un’alleanza con i Verdi fosse difficile per Wowereit, la carta di riserva sarebbe dunque una Grande Coalizione con la Cdu, che dal 2005 al 2009 diede buona prova di sé e che oggi in Germania è rimpianta da molti.
