Nuovi schiavisti. Pirellone bis in nero
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Nuovi schiavisti. Pirellone bis in nero

Un euro l'ora per 40 lavoratori rumeni ingaggiati dall'azienda veneta che aveva l'appalto di 9 milioni per l'arredamento di alcuni piani della nuova sede della Regione Lombardia.

Nuovi schiavisti. Pirellone bis in nero
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22 Dicembre 2011 - 08.31


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I nuovi schiavisti. Un euro all’ora: è quanto venivano pagati i 40 romeni ingaggiati dalla Mio Dino srl, azienda veneta che aveva vinto l’appalto di 9 milioni di euro per l’arredamento di alcuni piani del Pirellone bis, la nuova sede della Regione Lombardia. “Il loro compito era quello di trasportare pesanti pannelli di vetro – denuncia la Camera del Lavoro – Lavoravano sette giorni su sette, per 15 ore al giorno”. Non siamo però di fronte a un caso di lavoro nero. I 40 manovali sono stati infatti ingaggiati in Romania da un intermediario dell’azienda di Portogruaro che li ha regolarmente assunti.

Il raggiro bancario. Il meccanismo di sfruttamento era molto più sofisticato. “A ciascun lavoratore è stata intestata una carta prepagata aperta presso l’agenzia milanese di viale Tunisia della Banca popolare di Vicenza – racconta l’avvocato Angelo Musicco, che assiste i quattro romeni che hanno denunciato il raggiro -. In teoria su quelle carte sarebbe dovuto arrivare lo stipendio, ma in realtà le carte sono rimaste in mano all’intermediario, Olaru Mihai, che dava ai lavoratori solo 400 euro al mese”. Oggi alla conferenza stampa ci sarebbe dovuto essere anche uno dei quattro che hanno avuto il coraggio di ribellarsi.

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Minacce mafiose. “L’intermediario però è andato in Romania a casa della madre di questo giovane, da lì lo ha chiamato e gli ha detto che se continua nella denuncia tornerà a casa in una cassa da morto”, afferma l’avvocato. Oggi sul caso sta indagando la Procura della Repubblica di Milano e i lavoratori hanno anche presentato un ricorso al Tribunale del Lavoro per chiedere che venga loro corrisposta la paga prevista dal contratto di assunzione, circa 1.200 euro al mese.

Mancati controlli. La vicenda ha però aspetti politici rilevanti. “La Regione Lombardia, tramite Infrastrutture lombarde, è responsabile in solido con la Mio Dino per quello che è avvenuto -afferma Giovanni Milani-. Il problema all’origine sta negli appalti al massimo ribasso, che vengono vinte da aziende che poi si comportano in questo modo. Inoltre la Regione è responsabile per la mancanza di controlli”. I 40 romeni hanno lavorato nel Pirellone bis per sei mesi, alcuni da giugno e altri da luglio 2010.

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L’incubo Expo 2015. Nel febbraio 2011 si sono rivolti all’avvocato Musicco. “Abbiamo interpellato la Regione per avere una risposta – aggiunge il segretario della Camera del Lavoro – ma per ora c’è stato solo silenzio. Formigoni deve dare una risposta e non basta che i lavoratori vengano risarciti. Bisogna abbandonare una volta per sempre la logica degli appalti al massimo ribasso. Con gli appalti per l’Expo 2015 non possiamo affidarci ancora a queste tipologie di gare che causano solo sfruttamento”.

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