I dispersi vivi della Costa Concordia

Centottanta cittadini filippini e 170 indonesiani, rimasti senza nulla, lontani dal loro Paese e dalle famiglie. Sono i 350 lavoratori stranieri a bordo della nave affondata. <br>

I dispersi vivi della Costa Concordia
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24 Gennaio 2012 - 13.04


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Si è parlato di loro come degli “angeli” che hanno aiutato e portato in salvo centinaia di persone. Lavoratori provenienti da pesi lontani, erano sbarcati completamente bagnati, infreddoliti e quasi tutti a piedi nudi. Nessuno di loro aveva abiti di ricambio, né una famiglia o una casa a cui chiederli.

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Si sono rivolti alla Comunità di Sant’Egidio che, dal Centro di raccolta e smistamento di Roma, la “Città eco solidale”, ha inviato in poche ore ai naufraghi giacconi, scarpe, generi di prima necessità e indumenti pesanti con cui potersi coprire. Una prima accoglienza ad anticipare le stesse autorità nazionali.

L’Ambasciata filippina presso la Santa Sede ha voluto ringraziare la Comunità di Sant’Egidio per il sostegno, facendo sapere che tutti i cittadini filippini, dopo una messa di ringraziamento, sono ora in viaggio per Manila, mentre un solo connazionale è ancora nel nostro Paese perché ricoverato in ospedale.

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