Pochi bimbi e male accuditi. Un quadro non del tutto roseo quello che esce dal primo ‘Libro bianco 2011. La salute dei bambini’, un’analisi dello stato di salute della popolazione pediatrica italiana fino a 18 anni di età, e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane. Pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute all’Università Cattolica di Roma, ‘Il Libro bianco’ mette in evidenza la contrazione della spesa sociale per la maternità e la famiglia, sia a livello nazionale che locale, la denatalità e i numerosi problemi che continuano a rendere non equa e scarsamente efficace l’assistenza socio-sanitaria ai bambini migranti.
Ricambio generazionale. Basti pensare che dal 1871 al 2009 la natalità si è quasi dimezzata (-74,25%) e attualmente si assesta al 9,5‰, cioe’ nascono 9,5 bebè ogni 1000 abitanti, contro, solo per fare qualche esempio, 12,8‰ della Francia, 10,8‰ della Spagna, 12‰ della Svezia e 12,8‰ del Regno Unito. Il livello della fecondità è in lieve aumento grazie all’apporto delle donne straniere. L’Italia ha dunque un volto sempre più vecchio. Infatti, sebbene la popolazione dal 2001 al 2010 sia aumentata del 5,9%, tale incremento non ha interessato la fascia di età 0-18 anni che, invece, è diminuita del 2,64%. Un rapido processo d’invecchiamento nel nostro Paese.
Più figli in Campania e a Bolzano. A livello territoriale, la percentuale maggiore di giovani under-18 anni (21,6%) si registra in Campania che, ormai da anni, detiene il record di regione “più giovane”. Valori elevati vengono riscontrati anche nella Provincia autonoma di Bolzano (21%), in Sicilia (20,2%) e in Puglia (19,6%). Al contrario, la Regione con la struttura per eta’ meno sbilanciata verso la classe “giovane”, e’ la Liguria che presenta il dato piu’ basso (14,6%) e che, da anni, risulta essere la regione “piu’ vecchia”. Seguono il Friuli Venezia Giulia (15,7%), la Toscana (15,9%) e, a pari merito, il Piemonte e la Sardegna (16,1%).
L’Italia poco feconda. Siamo uno dei Paesi europei dove i livelli di fecondità totale, seppur in crescita, risultano tra i più contenuti. Nel 2008, il Tft e’ stato pari a 1,4 figli per donna. Tale valore, anche se in lieve aumento rispetto agli anni precedenti (+0,1 punti percentuali rispetto al 2000), risulta, comunque, inferiore al livello di sostituzione (circa 2,1 figli per donna) che garantirebbe il ricambio generazionale. Questa ripresa dovuta sia alla crescita dei livelli di fecondità delle over-30 che all’apporto delle donne straniere, richiede un’attenzione da parte dei servizi sanitari che devono adeguarsi alle esigenze della domanda con l’utenza straniera.
Famiglie miste. Dal Libro Bianco emerge chiaramente l’incremento delle nascite da cittadini stranieri, sia con uno che con entrambi i genitori stranieri, soprattutto a partire dall’anno 2003. Questo indicatore, che nel 1999 era a 5,4%, si attesta nel 2008 al 15,9%. Le regioni del Nord sono nel 2008 quelle con il più alto numero di nati da almeno un genitore straniero: l’Emilia-Romagna (madre 25%; padre 21,7%), il Veneto (madre 24,4%; padre 21,6%) e la Lombardia (madre 23,2%; padre 20,6%). Al contrario, nelle regioni del Mezzogiorno la quota di nati con almeno un genitore straniero risulta non inferiore al dato nazionale ed estremamente contenuta.
Alimentazione sregolata. Niente di buono sul fronte delle abitudini alimentari che, anzi, sono in peggioramento. Le ragazze stanno via via adottando le abitudini meno salutari dei loro coetanei. Ma le differenze tra maschi e femmine si acuiscono al crescere dell’età. Per le bambine tra i 3 e 5 anni si osserva un trend crescente per il consumo di alcune verdure, uova e pesce, mentre per i bambini si osserva una preferenza nel consumo delle verdure. Le differenze maggiori tra i due sessi si fanno più marcate tra gli adolescenti di 14-17 anni e tra i giovani di 18-24 anni a sfavore del genere femminile per il quale e’ in aumento sia il consumo di alcolici.
Bilancia sballata al Sud. Il 22,9% dei bambini di 8-9 anni è risultato in sovrappeso e l’11,1% in condizioni di obesità. Complessivamente, i dati rilevati nel 2010 risultano leggermente inferiori (sovrappeso -0,9%; obesita’ -3,5%) rispetto a quelli osservati nel 2008, ma confermano livelli preoccupanti di eccesso. I bambini più in linea sono quelli del Nord, quelli con più problemi di bilancia vivono nel Centro-Sud. Le regioni che nel 2010 hanno i valori maggiori per il sovrappeso sono l’Abruzzo (28,3%), la Campania (27,9%), e Molise e Basilicata (26,5%), mentre per l’obesità, Campania (20,5%), la Calabria (15,4%) e il Molise (14,8%).
Quando comanda il figlio. Oggi, purtroppo a tavola comanda il bambino – spiega uno dei ricercatori – non c’è dubbio che oggi i genitori non sono più in grado di indicare ai figli le cose giuste e sbagliate a tavola, o non hanno tempo o non sono preparati per farlo”. Cosi’ i bambini prendono spazio e si comportano come piccoli tiranni. C’è un insieme di fattori sociologici e psicologici familiari che convergono. I cambiamenti della struttura familiare hanno fatto moltissimo. Elementi che favoriscono una alimentazione sregolata. A cioò si aggiungono i ritmi sempre più frenetici che impediscono alla famiglia di vivere insieme il momento dei pasti.
Mangia male chi vive male. Il mangiar male, con la conseguente ‘piaga’ dell’obesità, è un fenomeno che riguarda tutti i paesi industrializzati e che colpisce le fasce più deboli e socialmente più svantaggiate. Le cause di questa epidemia di obesità sono legate a un’alimentazione ipercalorica e al fatto che i bimbi si muovono molto meno che in un passato. Noi andavamo a scuola a piedi o in bicicletta, oggi è impossibile o pericoloso nelle grosse città, mentre nei piccoli centri dove pure si potrebbe ormai invalsa la cattiva abitudine, anche perché i genitori sono iperprotettivi, di accompagnare ovunque i figli in macchina.