Vaticano contro le donne, punisce Caritas e suore
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Vaticano contro le donne, punisce Caritas e suore

Con l'accusa di tradire l'identità cattolica la Santa Sede commissaria Caritas Internationalis. Prima era toccato alle religiose americane, troppo femministe.

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4 Maggio 2012 - 08.11


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di Francesco Peloso

Altro che decentramento e collegialità: dal Vaticano partono, un giorno dopo l’altro, i richiami all’ordine e i commissariamenti dei grandi organismi ecclesiali del mondo. L’ultimo caso è quello di Caritas Internationalis, la struttura che riunisce gli enti caritativi cattolici di 165 Paesi. Da oggi l’autonomia di questo gigantesco network della solidarietà che si muove in tutti gli scenari più drammatici del globo è praticamente stata del tutto annullata. Saranno dotati di un assistente ecclesiastico che vigilerà sulla retta dottrina dei molti laici di diversi Paesi e culture che operano in situazioni estreme; almeno tre membri del Consiglio esecutivo che governa l’organismo saranno di nomina pontificia, e poi ogni deliberazione, documento “testo di contenuto o orientamento dottrinale o morale, emanato da Caritas Internationalis – si afferma nel decreto della Segreteria di Stato diffuso ieri – deve sempre essere sottoposto alla preventiva approvazione del Pontificio Consiglio Cor Unum, fatte salve le competenze generali della Congregazione per la Dottrina della Fede”. Sembra più un brano di memoria processuale Galileiana che un testo nel quale si “rinnova”, come spiegava ieri l’Osservatore romano, l’organizzazione.

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Il Pontificio consiglio Cor Unum, presieduto dal cardinale Robert Sarah, è un dicastero minore del Vaticano: si occupa degli interventi caritativi finanziati dalla Santa Sede e ora acquista un ruolo – sia pure soprattutto di controllo – più ampio. Ma forte è anche la funzione che assumerà la Segreteria di Stato. A quest’ultima infatti spetterà la supervisione dei rapporti di Caritas internationalis con altri Stati, nonché sulle relazioni con altri organismi o con il governo italiano. Infine “i nuovi Statuti prevedono il nulla osta per la candidatura del Tesoriere, giacché tale carica ha un ruolo fondamentale nella preservazione dei diritti delle Organizzazioni membro e, pure, in qualche misura, quelli della Santa Sede”.

L’attuale Segretario generale di Caritas, il francese Michel Roy, ha espresso la propria gratitudine al Papa per i nuovi Statuti che regolano la vita interna dell’organismo. Anche il Presidente, il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, ha avuto parole di ringraziamento per il Pontefice. Ma una prima differenza è proprio questa: la Sala stampa vaticana diffondeva ieri il decreto firmato dal cardinale Tarcisio Bertone, sul sito di Caritas, si parlava invece dei nuovi statuti approvati da Benedetto XVI e quindi di “chiarificazione” circa “il doppio servizio dovuto dall’organismo: ai membri della confederazione e alla Santa Sede”. La Segreteria di Stato veniva citata solo come “tramite”. Eppure il lungo e un po’ bizantino decreto, ha dichiaratamente l’imprimatur del cardinale Bertone. Un uomo solo al comando, si direbbe, dove il comando è la parte che funziona ma la solitudine si fa sempre più rumorosa.

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Del resto il conflitto era cominciato un anno fa quando dalla Santa Sede arrivò il “non placet” – via Segreteria di Stato – per l’allora Segretaria Lesley-Anne Knight. La Knight, di scuola anglosassone – è una cattolica originaria dello Zimbabwe – non veniva confermata per il secondo mandato. “L’identità dell’organismo è troppo poco cattolica” dicevano le motivazioni di allora: ovvero c’era qualche interpretazione troppo larga su temi delicati, la contraccezione in primis. All’epoca il cardinale Maradiaga definì la scelta “incomprensibile”. Oggi deve fare buon viso a cattivo gioco, ma certo il colpo arriva anche a lui. Cardinale salesiano dell’Honduras – Paese dove ha sopportato minacce, poi accuse per aver dato sostegno a un golpe anti chavista; quindi è tornato di recente a denunciare le violazioni dei diritti umani e la depredazione delle risorse naturali. E’ uomo ampiamente stimato a livello mondiale, considerato papabile con non molte chance ma è fra le poche personalità nuove espressi dal Sacro collegio in questi anni, per di più con una fama di liberal moderato.

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Un altro elemento emerge però dalla vicenda: una Chiesa di preti – o meglio di cardinali – che “odiano le donne”. A quest’ultimo episodio relativo alla Caritas e alla Knight, infatti, va sommata la decisione vaticana dei giorni scorsi di procedere a un analogo commissariamento della “Conferenza” che riunisce le Superiori generali delle congregazioni femminili Usa (organismo rappresentativo di migliaia di religiose). Le motivazioni dell’ex Sant’Uffizio: troppo femministe, troppa attenzione ai poveri, troppa apertura alle unioni gay.

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