G8, Manganelli: è l'ora delle scuse

Dopo la sentenza della Cassazione il capo della Polizia chiede scusa ai «cittadini che hanno subito danni e a quelli che hanno fiducia nell'istituzione».

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6 Luglio 2012 - 17.38


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Dopo 11 anni dai fatti terribili accaduti nella scuola Diaz e dopo la sentenza definitiva di ieri, per il capo della polizia Antonio Manganelli è giunta l’ora delle scuse. Queste le sue parole: «Ora, di fronte al giudicato penale, è chiaramente il momento delle scuse – aggiunge – Ai cittadini che hanno subito danni ed anche a quelli che, avendo fiducia nell’istituzione-polizia, l’hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza».

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Manganelli ha però premesso di essere «orgoglioso di essere il capo di donne e uomini che quotidianamente garantiscono la sicurezza e la democrazia di questo Paese, rispetto il giudicato della magistratura e il principio costituzionale della presunzione d’innocenza dell’imputato, fino a sentenza definitiva. Per questo, l’istituzione che ho l’onore di dirigere ha sempre ritenuto fondamentale che venisse salvaguardato a tutti i poliziotti un normale percorso professionale, anche alla luce dei non pochi risultati operativi da loro raggiunti».

Il capo della Polizia ha anche fatto presente che «per migliorare il proprio operato, a tutela della collettività, nell’ambito di un percorso di revisione critica e di aperto confronto con altre istituzioni, da tempo avviato, la Polizia di Stato ha tra l’altro istituito la Scuola di formazione per la tutela dell’ordine pubblico al fine di meglio preparare il personale alla gestione di questi difficili compiti. Il tutto per assicurare a questo paese democrazia, serenità e trasparenza dell’operato delle forze dell’ordine, garantendo il principio del quiete vivere dei cittadini».

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Dalle sentenze non vanno tratti “nè motivi di soddisfazione nè di amarezza”. Ma insegnamenti a “non ripetere gli errori e la Polizia di Stato lo sta facendo da tempo”. E’ quanto si legge in una nota dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia. “A Genova fu fatale l’adozione di un approccio ispirato alla militarizzazione della città per gestire l’evento, mediante una impostazione rigida, impreparata a governare una situazione complessa e ricca di diversità. Noi come gli organizzatori del Social Forum abbiamo la responsabilità di non aver saputo interpretare i fermenti avvelenati che circolavano nell’evento”.

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