Il sindaco Cialente: L'Aquila è una città alla fame
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Il sindaco Cialente: L'Aquila è una città alla fame

Cialente: siamo stati fermi 18 mesi per burocrazia, incapacità e confusione. L'Aquila è una città alla fame.

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7 Settembre 2012 - 18.08


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«Siamo in una sorta di imbuto, chiusi in un cilindro buio, ci alziamo e andiamo a dormire con lo stesso pensiero. Ci hanno tolto il diritto alla speranza di rialzarci in piedi». E’ la denuncia arriva dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ieri sera nel corso dell’evento inaugurale dell’incontro nazionale promosso da Emergency nel capoluogo abruzzese.

«Siamo stati fermi 18 mesi per burocrazia, incapacità e confusione – ha aggiunto -, è fondamentale ripartire e dare speranza. Oggi sono circa 30 mila i cittadini ancora fuori dalle loro case e che non sanno quando potranno rientrare. Una condizione drammatica». Cialente ha lanciato un messaggio al governo con l’invito accelerare i tempi del «passaggio normativo per il quale queste settimane sono decisive».

«Oggi non si può più mettere un chiodo, è tutto fermo, la comunità prova rabbia, rassegnazione, frustrazione, bisogna fare presto. Noi ci attacchiamo a tutto per ripartire».

«Siamo cornuti e mazziati. Ci siamo sentiti dire che gli emiliani sono bravi e gli aquilani sanno solo piangersi addosso. L’Aquila è una città alla fame – ha proseguito il sindaco -, nonostante ci siano in fondi, in particolare per l’edilizia, da sempre un volano, la povertà colpisce cittadini che stavano bene e non sono abituati a questa condizione. La responsabilità è da ricercare negli errori commessi facendo cose finalizzate a controllare gli affari della ricostruzione».

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