“Dimettiti o ti mandiamo all'aria il matrimonio". Lavoratrice minacciata

A Treviso il processo che vede protagonisti un’impiegata incinta, i suoi due titolari, un investigatore privato e un presunto amante magazziniere. Ricatti sul lavoro.

“Dimettiti o ti mandiamo all'aria il matrimonio". Lavoratrice minacciata
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20 Settembre 2012 - 13.59


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«O ti dimetti o mandiamo all’aria il tuo matrimonio». Questa la minaccia che segna una storia di lavoro, e sul lavoro, che vede come protagonisti un’impiegata incinta, i suoi due titolari, un investigatore privato e un presunto amante magazziniere. Sono questi personaggi i protagonisti di un processo che si è aperto in tribunale a Treviso. L’investigatore privato, i due imprenditori, titolari di una azienda di cornici del Trevigiano,sono imputati del reato di tentata estorsione. Secondo la ricostruzione fatta dai magistrati della procura, i tre dopo avere scoperto la gravidanza dell’impiegata, l’avrebbero minacciata dicendole, appunto: «O ti dimetti o mandiamo all’aria il tuo matrimonio».

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Era il 2009 quando, dopo due periodi a tempo determinato, l’impiegata era stata assunta definitivamente. Pochi giorni dopo la firma del nuovo contratto, l’annuncio della gravidanza e la prospettiva della maternità. E cosa avrebbero fatto i datori di lavoro? Avrebbero assoldato un investigatore privato per scavare nella vita privata della donna costringendola a licenziarsi, dicendole di avere in mano «elementi compromettenti che avrebbero rovinato il suo matrimonio».

In particolare, in una telefonata alla donna si diceva che avrebbero rivelato al marito della dipendente una presunta relazione con un magazziniere della stessa azienda; presunta relazione scoperta dai titolari con l’uso di telecamere di sorveglianza. Non solo, l’investigatore privato si sarebbe presentato a casa della ragazza consigliandole le dimissioni «essendo stata pedinata da tempo ed essendo stati messi a disposizione dei datori di lavoro documenti e foto compromettenti». «Per evitare fastidi”, la ragazza “avrebbe dovuto firmare la lettera di dimissioni».

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La ragazza non si è lasciata intimidire ed ha respinto le minacce denunciando la compagnia. Datori di lavoro e investigatore respingono le accuse. La parola alla corte.

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