Su Marchionne cito Totò: lei è un cretino, s'informi
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Su Marchionne cito Totò: lei è un cretino, s'informi

Con la sua uscita sprezzante su Firenze il manager Fiat ha mostrato non solo ignoranza, quanto il vero volto dell'arroganza padronale. A cui reagire [Gianni Cipriani]

Su Marchionne cito Totò: lei è un cretino, s'informi
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Gianni Cipriani Modifica articolo

10 Ottobre 2012 - 21.14


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Si potrebbe dire che Marchionne, in un colpo solo, è riuscito a far guadagnare punti ad uno che ha litigato fin da piccolo con la simpatia, come Matteo Renzi.
Oppure che è riuscito a rendere ancora più dura la contrapposizione tra la Fiorentina e la Juventus, che sportivamente già si odiano abbastanza tra di loro. Ma non è questo il punto. Aver detto che Firenze è una piccola e poverà città, è una metafora della rinnovata e sfrontata arroganza padronale di cui il ricchissimo manager della Fiat è da tempo l’emblema.

E non si tratta, a mio avviso, sono di una personale propensione alla sfrontatezza e perfino alla maleducazione, che sono attitudini soggettive. No. Si tratta di guardare il mondo (comprese le persone) con gli occhi del mercato, del profitto, della mercificazione. E cos’è Firenze se la si guarda con questi occhi? Una città ricca di storia? Ma cos’è la storia per costoro? Una città ricca di cultura? Ma cos’è la cultura per costoro? Una città a misura d’uomo? Ma cos’è l’uomo per costoro? Se andiamo a riguardare negli archivi dei giornali, non si sono mai lamentati dei guasti ambientali di una industrializzazione selvaggia; della tragedia dei morti sul lavoro; delle regole di civiltà del lavoro calpestate.

Il loro orizzonte culturale e umano è fatto di prati asfaltati; di capannoni fumanti, di strade inquinate e assordanti. Non c’è da meravigliarsi se Ponte Vecchio, piazza della Signoria, il Davide siano cosette da poveri e provinciali.
Sotto alcuni aspetti mi verrebbe perfino voglia di ringraziare Marchionne, per aver fatto capire anche ai più riottosi (quelli che proponevano per lui tappeti rossi ancora poco tempo fa…) il vero volto di questa deriva culturale ed etica, ancor prima che economica. L’arroganza diventata sistema, la prepotenza passivamente accettata dalla politica, o gran parte di essa, subalterna al dio mercato, incapace di pretendere ruolo e sovranità.

Ma chissà perché mi torna in mente Totò (chissà se il grande manager abbia una vaga idea di chi sia…) e una delle sue celebri frasi: lei è un cretino, si informi. Ecco, si informi. Anche se per informarsi non si deve sfruttare nessuno e non si realizzano profitti.

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