Marò, il caso torna nelle mani dell'antiterrorismo indiano
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Marò, il caso torna nelle mani dell'antiterrorismo indiano

Al Nia è stata affidata una nuova indagine sul caso dei due fucilieri italiani, indagati per omicidio. La stampa indiana esclude l'ipotesi della pena di morte, in vista dell'accordo.

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5 Aprile 2013 - 09.34


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Riparte in India l’inchiesta a carico dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Oggi la Nia, l’agenzia federale cui è stato alla fine affidato il caso (sottratto allo Stato del Kerala dalla Corte Suprema) ha presentato il Fir (First Information Report), il rapporto su cui si basa l’apertura delle indagini nel sistema indiano, dinanzi alla Patiala House Court di New Delhi, la Corte speciale che giudichera i due militari italiani. I fucilieri sono stai indagati per omicidio.

Secondo Times of India, i due militari italiani sono stati indagati per omicidio in base all’articolo 302 del codice penale indiano, e in base alla sezione 3 della legge 2002 per la Soppressione di Atti Illeciti contro la Sicurezza della Navigazione Marittima. La legge del 2002 è stata voluta dal governo indiano per reprimere gli atti di pirateria e prevede anche la pena di morte: stabilisce infatti espressamente che «se qualcuno causa la morte di un’altra persona sarà punito con la morte».

Secondo la stampa indiana comunque è improbabile che il governo indiano o la Nia facciano pressioni per la pena massima, anche perché c’è un’assicurazione ben precisa data dal governo indiano in questo senso a quello di Roma. «Non possiamo tornare indietro su un impegno preso con uno Stato sovrano: se lo facciamo, nessun Paese collaborerà più con l’India in futuro», ha detto una fonte del ministero dell’Interno. La Nia ha invocato anche un altro articolo del codice penale (il 427, danni arrecati), il tutto in associazione tra gli imputati. 

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