Il Papa dialoga con la teologia della liberazione
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Il Papa dialoga con la teologia della liberazione

Francesco ha ricevuto padre Gustavo Guitieerez, il padre storico della teologia che ha rivoluzionato la Chiesa in America Latina. [Francesco Peloso]<br>

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12 Settembre 2013 - 15.46


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Di Francesco Peloso

E’ avvenuto in sordina ieri mattina un incontro che ha un significato storico: nella residenza di Santa Marta, dove il Papa si è stabilito e spesso riceve informalmente amici e personalità, Francesco ha accolto padre Gustavo Gutierrez, l’anziano teologo di origini peruviane considerato l’iniziatore della teologia della liberazione. Gutierrez in questi giorni è in Italia dove ha presentato un libro scritto a quattro mani con il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Gerhard Muller. I tempi insomma sono cambiati da quando il cardinale Joseph Ratzinger, che negli anni ’80 ricopriva la carica oggi di Muller, emanava le sue celebri due ‘istruzioni’ con le quali veniva condannata la teologia della liberazione ma più in particolare la sua connessione con il marxismo. Eppure è stato lo stesso Ratzinger ha nominare non molto tempo fa, quale ‘custode della fede’, monsignor Muller, considerato appunto una personalità aperta al dialogo con gli ambienti del progressismo cattolico liberazionista.

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Il gesto di Bergoglio ha tuttavia un valore più profondo: è la riabilitazione di tutta una storia della Chiesa che era stata combattuta ed emarginata durante gli anni del wojtylismo; è l’annuncio di quel modello di Chiesa dove “ogni istanza” può essere rappresentata, descritta dal prossimo Segretario di Stato, monsignor Pietro Parolin. In qualche modo, ancora, è la fine di un capitolo della guerra fredda anche per il Vaticano. Lo stesso Gutierrez è stato intervistato nei giorni scorsi dall’’Osservatore romano” al quale, fra le molte cose, ha spiegato come la peculiarità di Bergoglio non stia solo nella sua provenienza ‘dalla fine del mondo’: “si può venire dall’America latina senza avere le attitudini di Bergoglio, che è stato un pastore illuminato, con lunga esperienza di governo nel suo ordine e nella Chiesa argentina. Dopo l’elezione alcuni l’hanno paragonato a Giovanni XXIII, e si può dire che è un Papa davvero profetico nel senso che parla dei poveri, non si dimentica mai dei poveri”. Significativo pure il riferimento a monsignor Romero alla cui causa di beatificazione, ha detto padre Gutierrez, “si sta lavorando con impegno” e se tutto procederà senza intoppi, “l’iter dovrebbe essere breve”.

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Nel frattempo papa Francesco durante l’udienza generale è andato avanti nella sua descrizione di un cattolicesimo di ‘sostanza’, non formale, e anche la Chiesa – ha affermato il Papa – non è costituita solo “da preti: la Chiesa siamo tutti. E se tu dici che credi in Dio e non credi nella Chiesa, stai dicendo che non credi in te stesso, e questa è una contraddizione. La Chiesa, siamo tutti!”. In tal modo il vescovo di Roma ha ripreso l’indicazione del Concilio Vaticano II secondo cui la Chiesa è il popolo di Dio in cammino. Ancora il Papa ha precisato che “il nostro far parte della Chiesa non è un fatto esteriore, formale, non è riempire una carta che ci danno e poi … no: non è quello! E’ un atto interiore e vitale”.

A destare infine scalpore è stata la lettera scritta dal Papa a Eugenio Scalfari, il giornalista fondatore della Repubblica che da non credente aveva posto una serie di interrogativi al Papa sulla fede e su come la Chiesa considerava la salvezza dell’ateo. La risposta del Papa tocca il tema della coscienza dell’individuo: “la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male”.

(Quest’articolo è stato pubblicato sul Secolo XIX)
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