Diffamazione: no al carcere per i giornalisti, l'ok dalla Camera

Via libera al testo che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa. 308 i sì. Contro votano Sel e M5s. Il testo ora passa al Senato.

Diffamazione: no al carcere per i giornalisti, l'ok dalla Camera
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17 Ottobre 2013 - 14.14


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Disco verde in Aula, alla Camera, con 308 sì e 117 no alla riforma della disciplina della diffamazione a mezzo stampa. Tra i punti principali vi è l’abolizione di sanzioni detentive per i giornalisti. Contro hanno votato Sel e M5s. Ora il testo passa all’esame del Senato.

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Tra le novità introdotte, il riconoscimento della possibilità per il direttore di delegare le funzioni di controllo a uno o più giornalisti professionisti idonei a svolgere le funzioni di vigilanza. La delega dovrà avvenire con atto scritto ed essere applicata in relazione alle dimensioni organizzative della testata.

Viene poi previsto che, eccetto per i casi di concorso, il direttore o il vicedirettore (anche di testate online) risponda dei delitti commessi con il mezzo della stampa se il delitto è conseguenza della violazione dei doveri di vigilanza sul contenuto della pubblicazione. La pena è ridotta di un terzo, e non viene applicata la sanzione accessoria dell’interdizione dall’esercizio della professione giornalistica.

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Se il delitto di diffamazione viene commesso su internet, la competenza sarà del giudice del luogo di residenza della persona offesa: lo prevede un emendamento del governo al testo sulla diffamazione a mezzo stampa approvato dall’Aula della Camera. L’Assemblea di Montecitorio ha quindi approvato emendamenti della commissione che, tra l’altro, prevedono le stesse pene della diffamazione anche per i giornalisti che rifiutino di pubblicare la rettifica.


Pisicchio: messo fine ad anacronismo
– “Mettiamo fine ad un anacronismo, quello della carcerazione per i giornalisti, che riecheggia culture incompatibili con la democrazia costituzionale”. Così ha commentato Pino Pisicchio, autore della prima proposta di legge di riforma della diffamazione.

“Certo, si poteva fare di più – ha aggiunto il presidente del gruppo Misto – si poteva porre l’istituzione di un Giurì d’onore per evitare la giurisdizionalizzazione dei contrasti tra giornalista e cittadino, così come sarebbe stato utile approfondire i temi relativi all’uso delle nuove tecnologie della comunicazione. Torneremo a porre il tema sul piano di una proposta organica. Oggi accontentiamoci di un passo”.

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Verini: bene per la nuova legge, più europei – “La cancellazione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa, rappresenta un traguardo di civiltà e un presidio per la libertà di informazione. Con l’approvazione di questa legge l’Italia si allinea all’Europa, tutela il lavoro dei giornalisti e, al tempo stesso, garantisce anche il diritto dei cittadini a difendersi in caso di comprovata diffamazione”. Lo ha detto Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia.

“Avere escluso dalla normativa il mondo dei blog – ha aggiunto – (limitandola ai siti online di natura editoriale) rappresenta una scelta giusta e in grado di garantire la libertà nella rete che a questo punto è chiamata anche a maggiori responsabilità. Certo, la legge avrebbe potuto contenere anche altre risposte (penso per esempio al tema del contrasto alle cosiddette querele temerarie fatte per intimidire) ma quello che abbiamo raggiunto credo sia un risultato di grande equilibrio che mi auguro possa trovare rapida conferma e, se possibile, miglioramento nell’altro ramo del Parlamento”.

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