Bergoglio comincia a cambiare la Cei

Il segretario generale della conferenza episcopale, monsignor Crociata, diventa vescovo di Latina. Inizia il ricambio ai vertici della Chiesa italiana. Bagnasco sempre più solo.

Bergoglio comincia a cambiare la Cei
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20 Novembre 2013 - 21.27


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di Francesco Peloso

Ufficialmente è stato un “passaggio fisiologico”, come ha detto lo stesso interessato, in realtà lo spostamento di monsignor Mariano Crociata da Segretario generale della Cei a vescovo di Latina, ha un significato assai più ampio. Si tratta del primo intervento di peso da parte di papa Francesco su una conferenza episcopale, quella italiana, che non è mai entrata, almeno nei suoi vertici, in piena sintonia con questo pontificato di cambiamento e di riforma.

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Se il mandato di Crociata scadeva a settembre, un piccolo incedente avvenuto in quei giorni metteva in luce qualche tensione di troppo. Il Papa infatti aveva deciso per una proroga di Crociata nel suo incarico e tuttavia ‘Avvenire’, il quotidiano della Cei, dava la notizia titolando su una “conferma” dell’arcivescovo; la cosa non passava inosservata e il giorno dopo la visita di Bergoglio ad Assisi, il giornale della Cei tornava sul caso Crociata scegliendo questa volta il termine “proroga”. Un paio di mesi fa era anche circolata la voce che Crociata fosse stato chiamato dal Papa alla carica di Ordinario militare per l’Italia, ma le cose poi sono andate diversamente. Il fatto che conta ora è un altro: il ricambio dei vertici della Cei è entrato in una fase operativa.

Lo stesso Bergoglio ha fatto capire con chiarezza che prima o poi anche i vescovi italiani avrebbero dovuto eleggersi il proprio presidente come avviene nelle altre chiese locali in giro per il mondo, mentre il Segretario non dovrebbe essere più un vescovo. All’interno dell’ultimo Consiglio episcopale permanente (l’organismo dirigente della Cei) nel settembre scorso, i contrasti fra le varie anime dell’episcopato sono emersi e la questione dell’elezione del presidente è stata posta all’ordine del giorno. Fra le riforme cui si lavora su richiesta del papa, anche un maggior peso delle conferenze episcopali regionali; non va dimenticato, infine, che il papa aveva invitato la Cei a ridurre il numero delle diocesi – oggi circa 230 – non ricevendo una risposta entusiasta. Il prossimo maggio si terrà l’assemblea generale dei vescovi italiani in Vaticano, sarà quello il momento della svolta?

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In questo contesto l’arcivescovo Angelo Bagnasco – pur confermato a suo tempo dal papa – è apparso sempre più in difficoltà. Anche perché altre personalità stanno emergendo. Fra questi l’arcivescovo di Chieti, monsignor Bruno Forte, teologo, che è stato nominato Segretario speciale del sinodo mondiale sulla famiglia, un incarico non secondario se si tiene conto che proprio nel corso di un sinodo Bergoglio cominciò a farsi apprezzare dai suoi confratelli. C’è poi l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, ex presidente italiano della Caritas, che ha accompagnato il Papa a Lampedusa, la cui sensibilità è in particolare sintonia con quella del Pontefice.

Di recente Montenegro è andato a Bruxelles a spiegare i problemi che sta vivendo l’isola siciliana sul fronte migratorio, per questo suo lavoro è stato ringraziato dal cardinale Reinhard Marx, presidente della Comece (commissione degli episcopati della comunità europea) nonché uno degli otto porporati che formano “il Consiglio dei cardinali del Papa” all’ultima riunione dell’organismo tenutasi nella capitale belga a metà novembre.

Un discorso a parte merita l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, avversario di Bergoglio al conclave. Scola si sta ritagliando uno spazio nel rapporto fra Chiesa cattolica e mondo ortodosso. Nei giorni scorsi è andato a Mosca dove ha incontrato il Patriarca ortodosso russo Kirill, a maggio ha ricevuto a Milano l’altro grande leader ortodosso, Bartolomeo I, il patriarca di Istanbul. In questi giorni, per altro, in Vaticano si è svolta la visita di una delegazione ortodossa proveniente da Mosca.

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Da non sottovalutare, infine, che l’arrivo dei diplomatici italiani nella Curia vaticana ha in questo senso il suo peso: fra le personalità di spicco ci sono il neo segretario di Stato Pietro Parolin, il Segretario generale del sinodo Renato Baldisseri, quindi il nuovo prefetto della Congregazione per il Clero Beniamino Stella. A loro si aggiunge un uomo della vecchia gestione, il cardinale Giuseppe Bertello, presidente dello Stato vaticano e membro del “Consiglio dei cardinali del Papa”.

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