Città del Vaticano. Fino ad ora lo scandalo abusi sessuali era sembrato rimanere un po’ sullo sfondo dell’azione di riforma intrapresa da papa Francesco; un riferimento forte c’era stato all’inizio del pontificato quando chiese alla Congregazione per la dottrina della fede di andare avanti sulla strada del rigore verso i preti colpevoli, e poi quasi più niente. Nei giorni scorsi, di fronte ai vescovi olandesi, Bergoglio ha battuto un secondo colpo per dire la sua vicinanza alle vittime e soprattutto per informarsi sulle misure messe a punto dalla Chiesa dei Paesi Bassi per contrastare il fenomeno. Ieri mattina è arrivato infine il segno forte che forse l’opinione pubblica attendeva: l’istituzione di un organismo vaticano specifico volto a gestire l’insieme delle politiche relative allo scandalo che più di altri ha indebolito la credibilità della Chiesa nel mondo e ne ha messo in crisi il radicamento anche in Paesi di antica tradizione cristiana come l’Irlanda o la Polonia, passando per gli Stati Uniti e diverse altre nazioni, non esclusa l’Italia.
A darne notizia alla stampa è stato il cardinale Sean Patrick O’Malley, frate cappuccino e arcivescovo di Boston insediato da Wojtyla nella diocesi americana nel 2003 dopo che la città era stata scossa dal coinvolgimento di alcuni sacerdoti nelle indagini giudiziarie su alcuni gravissimi casi di abusi sessuali su minori. L’allora arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Law, fu richiamato rapidamente a Roma anche per evitare che testimoniasse davanti al tribunale.
O’Malley fa parte del Consiglio degli otto cardinali – istituito dal papa – che ha il compito di preparare la riforma della Curia e coadiuvare Francesco nel governo della Chiesa universale, l’organismo si è riunito in Vaticano nei giorni scorsi. E appunto da quest’incontro è emersa fra l’altro la proposta della commissione vaticana antiabusi che il pontefice ha fatto propria. Si tratta, ha detto O’Malley, di un organismo “per la protezione dei fanciulli, con la finalità di consigliare il papa circa l’impegno della Santa Sede nella protezione dei fanciulli e nell’attenzione pastorale per le vittime di abusi”. L’iniziativa, è stato precisato, prosegue “con decisione la linea intrapresa da Benedetto XVI”.
Fra i compiti della commissione c’è quello di “proporre nomi di persone adatte” per un’attuazione puntuale delle iniziative di prevenzione della pedofilia, “includendo laici, religiosi, religiose e sacerdoti con competenze nella sicurezza dei fanciulli, nei rapporti con le vittime, nella salute mentale, nell’applicazione delle leggi”. Il coinvolgimento programmatico dei laici è una delle novità dell’iniziativa; allo stesso tempo si insiste sul rapporto con vescovi, conferenze episcopali, superiori religiosi. Anche perché se alcune chiese locali colpite dalla crisi – quella americana e quella tedesca per esempio – hanno reagito con forza allo scandalo, altre si sono mosse con timore e prudenza.
Ancora O’Malley ha fatto riferimento alla “cooperazione con le autorità civili e con esperti”, in questo senso verranno preparati protocolli d’intesa e codici di condotta dei sacerdoti. Complessivamente si tratta di una forte apertura verso l’esterno che rompe definitivamente con la politica dell’omertà; allo stesso tempo il papa toglie alla Congregazione per la dottrina della fede la titolarità esclusiva della questione, dunque sottrae ancora un po’ di compiti alla Curia e declericalizza la gestione della crisi. La composizione dell’organismo e le sue funzioni verranno poi precisate in un documento specifico.