L'atteggiamento cameratesca del poliziotto della Diaz: lo rifarei

Dopo la condanna dell'Italia un agente che partecipò ai fatti scrive du Facebook: ci opponevamo con entusiasmo cameratesco a chi aveva dichiarato guerra al nostro Paese

L'atteggiamento cameratesca del poliziotto della Diaz: lo rifarei
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14 Aprile 2015 - 17.55


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“Io sono uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte”. Sono queste le parole di Fabio Tortosa, che su Facebook si è presentato come un poliziotto di Roma e che, come risulta verificabile da internet, il 12 febbraio 2015 ha partecipato a una riunione della consulta Consap (Confederazione sindacale autonoma di polizia).

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Quando scrive su Facebook è invece il 9 aprile: sono passati due giorni da quando la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha dato ragione a Arnaldo Cestaro, una delle vittime del massacro operato dalle forza dell’ordine alla scuola Diaz, condannando l’Italia rea di “tortura”.

Tortosa, a 48 ore dalla pronuncia dei giudici europei, ha deciso di rivendicare con “orgoglio” quanto fatto dalla polizia nella scuola genovese tra le fila del VII nucleo sperimentale inquadrato nel primo reparto mobile, quello dei ‘celerini’ romani, protagonista dell’irruzione nella scuola genovese sotto il comando di Michelangelo Fournier.

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Il post, pubblicato di notte (alle 23.14), ha raggiunto i 172 like e tanti sono stati i commenti favorevoli alle parole del poliziotto, che il giorno dopo è tornato sul suo ragionamento: “Esistono due realta’, due verita’. La verita’ e la verita’ processuale. La verita’ processuale si e’ conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia di Stato e del mio fratello Massimo Nucera a cui va sempre il mio grande rispetto ed abbraccio. Poi esiste la verita’, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo li’ quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla. Una verita’ che portiamo nei nostri cuori e nei nostri occhi a distanza di quasi 15 anni, quando quegli uomini incredibili si reincrociano in ogni piazza d’Italia in cui ci sia da avversare i nemici della democrazia. Quegli occhi che si uniscono in un abbraccio segreto. In un convenzionale e silenzioso ‘Sì’, lo sappiamo, ci hanno inculato’. Ma che importa? Non era la gloria quello che cercavamo”.

E ha aggiunto: “Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all’Italia, il mio Paese, un Paese che mi ha tradito ma che non tradiro'”.

Poi, l’attacco a chi non condivide il suo orgoglio, la nostalgia di non poter tornare ancora alla Diaz “mille e mille volte”. Eccolo: “Per quanto riguarda tutti voi; tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno. Sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vostro politically correct. Siamo quelli che dopo un servizio di 10 ore dove abbiamo respirato odio, siamo pronti a rientrare nelle nostre case a dare amore ai nostri figli e alle nostre mogli. Ci troverai con una Ceres in mano, ti odieremo perche’ non hai la nostra tuta da OP, ma non te lo faremo sapere. Saremo sempre al tuo servizio, anche se quando ti rubano in casa, meriteresti, e sarebbe piu’ coerente, che chiamassi Batman”.

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Tanti i commenti, firmati. “D’altronde in un paese dove ‘Giuliani’ e’ ritenuto un santo che ti vuoi aspettare……”, ha scritto uno dei primi. Un altro è pronto all’irruzione: “Ti stimo e se fosse perme verrei pure io”.

Fabio Tortosa ha assicurato: “Pagherei per tornare indietro ed avere al mio fianco oltre ai miei fratelli di allora le tante persone che ho conosciuto negli anni tra cui tu”.

Su Carlo Giuliani, poi, si è aperto un dibattito: “Non ci sono mezze misure. O si sta con quella merda di Giuliani o si sta con quelli che a Giuliani gli fanno saltare la testa se attenta alla tua vita. Tu con chi stai? Quelli come me pensano che sia morto perche’ e’ una merda che stava provando ad ammazzare tre giovani ragazzi, il piu’ grande di 20 anni. E mi auguro che sotto terra faccia schifo anche ai vermi”.

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