Gli investigatori che stanno indagando sulla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano morto dopo essere precipitato dal quinto piano dell’Hotel ‘Da Vinci’ a Milano mentre era gita scolastica, hanno spiegato che è “impossibile” che si sia trattata di una caduta accidentale. Per questo motivo, stamani hanno voluto risentire alcuni compagni di classe del ragazzo, già ascoltati nell’immediatezza dei fatti, a Milano. Al momento non si sa nulla sull’esito di queste nuove testimonianze. Gli investigatori vogliono fare luce sulle ore che hanno preceduto la tragedia e verificare eventuali incongruenze nei racconti degli studenti fin qui raccolti.
A fare ritenere non accidentale la caduta mortale è un dato oggettivo: dal pavimento al davanzale della finestra, da dove poi Domenico è precipitato, l’altezza è di un metro e 10 centimetri circa. Un parapetto alto che fa pensare che il ragazzo possa o essere salito volontariamente o essere stato indotto a salire da qualcuno. A meno che non abbia assunto o alcol o sostanze stupefacenti in quantità tali da essere stato fuori di sé e aver quindi fatto un gesto inconsulto. Ma questo lo potranno dire solo i risultati degli esami tossicologici disposti con l’autopsia effettuata ieri e dalla quale, per ora, è emerso che sul corpo dello studente non ci sono segni di colluttazione ma solo lesioni compatibili con la morte da caduta “per precipitazione”. Qualche indicazione utile potrebbe inoltre arrivare dagli esiti delle analisi farmacologiche e di carattere genetico.
Sarà importante accertare se ci sono tracce di Dna diverso da quello del 19enne, non solo per esempio sotto le unghie, ma soprattutto su quel “segno oblungo” riscontrato su un braccio del giovane che fa ipotizzare a una pressione subita, come di qualcuno che lo avesse trattenuto.