Luca Odevaine «riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014», per favorire il gruppo La Cascina nella gestione dell’emergenza profughi.
È quanto si legge nell’ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini, che ha però rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Odevaine, indagato nell’ambito della fase due dell’inchiesta Mafia capitale. In particolare, a quanto si legge nell’ordinanza, a Odevaine viene contestata «la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l’altro nell’orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina; nel comunicare i contenuti delle riunioni e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni nel tavolo di coordinamento nazionale; nell’effettuare pressioni finalizzate all’apertura di centri in luoghi graditi al gruppo La Cascina; nel predisporre i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l’attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina di un punteggio elevato; nel concordare con gli esponenti del gruppo La Cascina il contenuto dei bandi di gara; nel favorire l’aggiudicazione delle gare suindicate al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina».
Secondo l’ordinanza avrebbe ricevuto tali somme «in parte, direttamente ovvero per il tramite di Bravo Stefano e di Bruera Marco, i quali unitamente a Addeo Gerardo e ad Addeo Tommaso curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine».