Alla stazione di Milano: centinaia di profughi bisognosi di cure
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Alla stazione di Milano: centinaia di profughi bisognosi di cure

Il capoluogo lombardo è la strada per andare nel nord Europa: il numero dei migranti che hanno dormito in stazione, tra martedì e ieri, è addirittura 350.

Alla stazione di Milano: centinaia di profughi bisognosi di cure
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11 Giugno 2015 - 16.38


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Lo sfogo di Pisapia – “Noi abbiamo fatto il nostro dovere istituzionale. Abbiamo dato segni forti di vicinanza e solidarietà”. “Certo c’è un limite. Non si può pensare che Milano da sola, o con pochi altri comuni, possa risolvere un problema epocale. Oggi sempre di più ci vuole corresponsabilità di tutte le istituzioni a partire dal governo, dalle Regioni e soprattutto dall’Europa”. Così il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha risposto a una domanda sulla situazione dei profughi in stazione Centrale a Milano.

Bagnasco, non alimentare la paura – “Alimentare la paura non è mai una buona consigliera”: così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha risposto, a margine di un evento a Expo, alle domande sulle polemiche riguardo al tema dell’immigrazione e sulle critiche alle posizioni della Lega al riguardo: “Bisogna affrontare i problemi con realismo e disponibilità da parte di tutti”.

Son troppi, denutriti, stanchi e a volte anche malati. Hanno bisogno di cura. Il direttore del Servizio igiene della Asl, Ciconali, era venuto a fare un sopralluogo. “Ne ho contati 88 che dormivano qui fuori, poi la polizia è passata a svegliarli. In 126 erano stesi nel mezzanino, che già da giorni era stipato di uomini soprattutto, ma anche donne, e persino bambini. Altri ancora vagolavano tra l’atrio e il primo piano”.

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Il presidente della Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, ha raccontato al Corriere della sera che l’altra notte, all’una, un ragazzo ha avuto una crisi epilettica; la notte prima ancora è stata una bambina ad aver avuto bisogno dell’ambulanza. Nei suoi calcoli il numero dei migranti che hanno dormito qui, tra martedì e ieri, è addirittura 350. Una cifra enorme, da campo profughi, non da stazione ferroviaria.

«Milano da sola non ce la fa – si sfoga l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino sempre al Corriere della sera – devono partecipare a questo sforzo anche altre città». E per l’ennesima volta cerca di spiegare che queste persone qui tra i marmi della Centrale vogliono andare più a Nord. «Ne abbiamo accolti 64 mila da ottobre del 2013 – calcola -, 10 mila dall’inizio dell’anno. Ogni notte mettiamo a disposizione 800 posti letto. È una crisi che riguarda Bruxelles, ma siamo anche in un Paese che non ha un piano nazionale adeguato di gestione dell’accoglienza. Soprattutto per queste persone in transito».

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«Milano è la strada per andare in Europa», dichiara nitidamente un ragazzo eritreo. È da tempo in viaggio dal Corno d’Africa, «sono rimasto un mese bloccato in Libia, mi hanno picchiato e derubato». Finché è riuscito a imbarcarsi: soccorso dagli italiani, s’è ritrovato a Taranto. Da lì, «ho preso il pullman». Lui, come gli altri, non è stato inviato qui dal Viminale, non rientra nelle «quote» smistate al Nord. È arrivato da solo. Uno delle migliaia di «spontanei» di cui parla Majorino, che sono solo di passaggio in Italia, fanno il possibile per sfuggire al fotosegnalamento (per non essere rimandati indietro in base al regolamento di Dublino) e cercano in stazione di riorganizzare il viaggio. «Sto aspettando i soldi – continua – voglio andare in Olanda, ho dei parenti che sono già lì».

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