Roma ha sempre avuto il grosso problema dei trasporti pubblici. Una capitale che vive di turismo grazie ai suoi beni culturali, ma che a causa proprio delle sue bellezze archeologiche ha dovuto sacrificare ulteriori linee di metro, rendendo gli spostamenti più lenti che in qualsiasi altra città europea. Ma negli ultimi mesi la situazione è precipitata. La città appare ingovernabile. Su La Stampa Stefano Lepri ([url”Leggi qui”]http://www.lastampa.it/2015/07/24/cultura/opinioni/editoriali/la-vergognadellatac-di-roma-kqFN7Hd1zm8wLkV3EWEuNO/pagina.html[/url]) cerca di dare una spiegazione al collasso dei trasporti pubblici romani dovuto alla mala gestione dell’Atac “inquinata da scandali di ogni genere, giuridicamente in condizioni di bancarotta dato l’ammontare delle perdite in bilancio”.
Nelle ultime ore infatti come scrive Lepri “in almeno un paio di casi sulle banchine della metropolitana i viaggiatori inferociti hanno tentato di assalire i macchinisti; e forse si trattava anche dei macchinisti sbagliati, di quelli che disciplinatamente lavoravano”.
L’agitazione dei macchinisti è dovuta al tentativo dei dirigenti dell’azienda di recuperare produttività. Infatti finora l’orario di lavoro era il più corto, ma dal 1° agosto nella metropolitana è stato prolungato. I sindacati principali hanno anche firmato l’accordo, ma una parte del personale lo boicotta.
E poi c’è il problema del 40% degli utenti che viaggia senza biglietto. E qui sorge un altro motivo di malcontento fra gli impiegati d’ufficio. Si dovranno trasformare in controllori. Sempre nel pezzo de La Stampa vengono elencati altri dettagli che hanno creato questo clima di protesta “Le officine di riparazione finora erano aperte solo la mattina, quando gli autobus sono in giro; solo ora si è pensato a farle lavorare 24 ore su 24. Il sistema elettronico che avvisa dell’arrivo degli autobus, su tabelloni luminosi o sugli smartphone, è inaffidabile perché una parte degli autisti spegne il Gps per non farsi controllare.
D’altra parte è arduo richiamare i lavoratori al senso del dovere quando in azienda regna un malaffare pervasivo, si sono perfino stampate quantità enormi di biglietti falsi con complicità su cui la magistratura indaga”.
Ma da agosto, i recidivi potrebbero essere puniti: si avrà il coraggio per farlo? Secondo sempre Lepri “Sarebbe meglio cominciare anche a prospettarne la liquidazione, per fare tabula rasa di cattive abitudini del personale e corruttela diffusa. In ogni caso dal 2019, secondo un regolamento europeo, il trasporto locale dovrà sempre essere messo a gara, aprendo anche a privati”.
Su Il Sole24ore anche Fabio Pavesi ([url”leggi qui “]http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-07-24/l-atac-emblema-disastro-romano-otto-anni-perdite-cumulate-12-miliardi-205927.shtml?uuid=ACHOxBX[/url]) ha cercato di dare una spiegazione allo sfacelo della più grande società di trasporto pubblico locale in Italia che da decenni registra risultati cronicamente disastrosi “Dall’Atac si è visto passare di tutto: dallo scandalo della truffa dei biglietti falsi alla Parentopoli delle assunzioni facili. Solo la punta dell’iceberg di un sistema malato in profondità. Da Atac sono passate giunte di centrosinistra e centrodestra e una decina di amministratori delegati e consigli di amministrazione succedutesi senza che nulla cambiasse. Anzi. La situazione è andata peggiorando”.
Senza parlare del numero esorbitante di dipendenti. Sempre Pavesi scrive “L’Atac infatti ha un organico di 12mila dipendenti che pesano sul bilancio per 550 milioni di euro. Tanti, pochi? Solo a titolo di esempio l’altra grande azienda di trasporto l’Atm di Milano ha 9mila dipendenti con un costo unitario inferiore del 20%. Ma tanta magnanimità se la sono concessi per primi i vertici dell’azienda romana. Basti pensare a uno degli amministratori delegati degli anni passati, Bertucci che, non contento della retribuzione (oltre 300mila euro) da ad, si fece approvare dal cda nel 2010 un contratto di consulenza in materia giuslavoristica da 219mila euro. Dovette intervenire il collegio sindacale per stoppare la maxi-consulenza. O a Gioacchino Gabbuti, passato da ad di Atac ad ad di Atac patrimonio che nel 2013 oltre al fisso di 350mila euro si è fatto riconoscere un premio da 245mila euro. Premio per cosa? Per aver guidato per anni il malato cronico di Atac senza successo?
Così funziona una municipalizzata. Vertici strapagati (solo ora con la nuova Giunta è stato messo un tetto da 200mila euro alle retribuzioni dei massimi dirigenti) e incapaci di affrontare le difficoltà in cui versa strutturalmente l’azienda romana; personale in eccesso e mal distribuito e continui casi di malagestio”.
Per il giornalista de Il sole 24ore forse è troppo tardi per risanare l’Atac “Ora Marino dopo aver licenziato il Cda vuole l’ingresso dei privati. Forse è troppo tardi. E poi quale privato si prenderebbe in mano un carrozzone che ha prodotto 1,2 miliardi di perdite negli ultimi otto anni? E quelle sono solo le perdite. Tra contributi pubblici e perdite Atac è costata ai romani 6,4 miliardi negli ultimi 10 anni. Un vero e proprio scempio pubblico”.
Staremo a vedere nei prossimi mesi come andrà a finire. Di sicuro la “tragedia” dell’Atac potrebbe essere un colpo mortale per l’esperienza politica di Marino che sconta colpe non sue ma che sono emerse proprio tutte durante la sua amministrazione.