Mafia Capitale, la procura: Buzzi tace su Alemanno e Carminati

Per la procura di Roma, Buzzi non è credibile. Negli interrogatori ha svelato nuovi episodi di corruzione, ma poco ha detto sui rapporti con la destra.

Mafia Capitale, la procura: Buzzi tace su Alemanno e Carminati
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7 Agosto 2015 - 10.01


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Per la Procura di Roma le dichiarazioni di Salvatore Buzzi sono «scarsamente credibili». La «collaborazione» dell’uomo delle cooperative, accusato di associazione mafiosa con l’ex estremista dei Nar Massimo Carminati, «non ha una plausibilità logica» in cinque punti, che sono poi quelli cardine per l’inchiesta. La contestazione dei pm è arrivata il 23 luglio 2015, dopo l’ultimo interrogatorio, nel corso dei quali Buzzi ha ammesso e rivelato nuerosi episodi di corruzione. Per considerare le sue parole «attendibili» e non frutto di una semplice strategia al ribasso che mira a patteggiare sul versamento dei soldi e far cadere i reati di mafia, i magistrati faranno nuovi accertamenti soprattutto sui suoi rapporti con i politici. In particolare si verificherà la destinazione di alcuni versamenti.

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Il verbale. Il verbale dei cinque interrogatori comincia con l’elenco dei pagamenti ai politici e su questo Buzzi appare prodigo di dettagli. Pm : «Lei ieri ha riferito che la nuova amministrazione comunale le aveva posto a carico i costi di 4/5 assessori, 18 consiglieri comunali e 4/5 presidenti di municipi». Buzzi risponde: : «Il primo degli assessori con cui ho avuto rapporti di tal natura è Maurizio Pucci, al tempo della campagna elettorale del 2006, quando gli erogammo finanziamenti e gli mettemmo a disposizione un’autovettura che lui non voleva più restituire. Per il periodo dell’ultima consiliatura però non sono intervenute erogazioni nei suoi confronti». Il riferimento è all’attuale responsabile dei Lavori pubblici della giunta guidata da Ignazio Marino. Buzzi conferma anche «la promessa a Coratti e D’Ausilio della somma di 100 mila euro accettata e non mantenuta per gli arresti; la promessa accettata di 15 mila euro a Giansanti e Ferrari e a quest’ultimo un compenso tra il 5 e il 10 per cento su 400 mila euro per lo stanziamento in bilancio a lui e Onorato della “lista Marchini” anche se con Onorato non ho mai parlato; assunzioni e utilità per altri politici».

Stipendi ai capi rom. Sul campo nomadi di Castel Romano, Buzzi dichiara: «La vicenda nasce nel 2005, sotto l’amministrazione Veltroni e viene gestita da Luca Odevaine. Occorreva spostare il campo nomadi ma i rappresentanti delle tribù nomadi – tale Meo e Carlo Kammis – non volevano, in ragione del fatto che dove si trovavano erano più prossimi ai luoghi dove volevano stare. Il Comune, attraverso Odevaine, chiude un accordo con costoro, in forza del quale si sarebbero trasferiti, con il pagamento di 15 mila euro al mese per lavori inesistenti. I pagamenti venivano fatti dalle nostre cooperative che subappaltavano lavori fittizi. La nuova amministrazione comunale affidò tali lavori direttamente senza passare da noi».

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Alemanno e Carminati. Buzzi, alle domande dei magistrati, ha minimizzato i suoi rapporti con Alemanno e Carminati e alla fine dell’interrogatorio il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Paolo Ielo – titolari dell’inchiesta con i colleghi Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli – formalizzano la contestazione di «scarsa credibilità delle dichiarazioni su 5 punti». Il primo riguarda l’ex sindaco «perché non è plausibile – tenuto conto dei rapporti tra i due, delle erogazioni di utilità economiche verso Alemanno attraverso la sua fondazione, degli interventi di Alemanno a favore del gruppo di Buzzi, della eterogeneità tra la loro estrazione politica – che non vi fosse tra i due una esplicitazione dell’accordo corruttivo, tanto più che in alcune conversazioni lo stesso Buzzi allude alla sua capacità corruttiva verso Alemanno». Il secondo si riferisce ai rapporti con Carminati e «contrasta con il contenuto delle conversazioni captate che delineano un intervento di quest’ultimo a spettro ampio a favore di Buzzi, soprattutto in un settore, come quello di Ama». Infine ai rapporti con Riccardo Mancini sia per aver «negato le minacce affinché non facesse rivelazioni sull’inchiesta, che invece emergono palesemente nelle conversazioni intercettate, sia riguardo al ruolo di questi nell’ente Eur». Buzzi ha inoltre negato «rapporti con le realtà criminali calabresi», che invece sono documentati.

La difesa: dice la verità.

L’avvocato di Buzzi Alessandro Diddi ha dichiarato: «I magistrati tornano sui loro cavalli di battaglia che sono Alemanno e Carminati, unico elemento che consente all’accusa di sostenere la mafiosità. Se dopo quattro interrogatori in cui si è assunto anche responsabilità di cui non si sapeva, Buzzi non ha detto cose contro Alemanno – nonostante il grande interesse della procura – è segno che dice la verità».



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