Un manager tedesco per gli Uffizi, ecco perché

Va a Eike Schimdt il posto di un direttore competente come Natali. E' uno dei sette stranieri insediati dal ministro Franceschini alla guida di grandi poli artistici.

Un manager tedesco per gli Uffizi, ecco perché
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19 Agosto 2015 - 11.18


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di Simona Maggiorelli

Gli Uffizi di Firenze avranno un direttore tedesco: Eike Schimdt, nato a Friburgo 47 anni fa. Storico dell’arte con una specializzazione in scultura del Rinascimento con una buona fama internazionale. A cui ha contribuito, va detto, più il suo lavoro di manager che quello di ricerca, avendo lavorato a Londra per un colosso internazionale delle aste come Sotheby (di cui è stato capo del dipartimento di scultura europea) e per il J. Paul Getty Museum a Los Angeles, tristemente noto perché il suo dipartimento antichità acquistava pezzi trafugati dall’Italia e smerciati da ricettatori di alto bordo. La sua esperienza più recente è stata la direzione del museo di Minneapolis e da quelle latitudini culturali viene paracadutato agli Uffizi dal ministro Dario Franceschini che lo ha scelto all’interno di una rosa di nomi uscita dal bando internazionale varato dal governo Renzi.

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In attesa di poter valutare la scelta del ministro dei Beni culturali, sulla base dell’operato di Schimdt e non solo in relazione al suo curriculum, non possiamo che notare con rammarico che il direttore Antonio Natali esce di scena. Dopo una vita di lavoro e di studi dedicata agli Uffizi, con competenza altissima e dedizione totale nonostante uno stipendio ben al di sotto degli standard europei. «Era un copione già scritto, mi metto a disposizione del nuovo direttore per ogni consiglio di cui possa aver bisogno. Per quanto mi riguarda mi rimetterò a fare ricerca, a studiare e a scrivere», ha commentato Natali intervistato da Rainews 24 con l’eleganza e la dignità con cui in tutti questi anni ha guidato il museo fiorentino dicendo non di rado degli scomodi no a chi chiedeva prestiti avventati di capolavori per farne il feticcio di eventi come l’Expo.

E se Natali ha pagato il prezzo di un non allineamento alle logiche renziane, l’anglo canadese James Bradburne che ha diretto la fondazione Palazzo Strozzi a Firenze viene promosso alla guida di Brera. Nella rosa dei direttori stranieri troviamo poi la tedesca Cecile Hollberg , 48 anni, storica e manager culturale sarà alla guida della Gallerie dell’Accademia di Firenze e Sylvain Bellenger, storico dell’arte francese andrà a Capodimonte. Gli italiani sono 13, quattro dei quali tornano dopo esperienze all’estero: Bagnoli, Gennari Santori e D’Agostino che rientrano dagli Stati Uniti e Degl’Innocenti dalla Francia. Da questo giro di rottamazioni non è stata toccata Anna Coliva, mentre Cristiana Collu, 46 anni, che ha saputo lanciare il museo di Nuoro e ha guidato dal 2012 fino al 31 gennaio scorso il Mart di Rovereto, va a dirigere la Galleria d’arte moderna di Roma.

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Una buona novità in arrivo invece per le Gallerie dell’Accademia di Venezia affidate alla direzione di Paola Marini, emtre Mauro Felicori va alla Reggia di Caserta, Martina Bagnoli alla Galleria Estense, Flaminia Gennari alle Gallerie Nazionali di Arte Antica. «La Commissione presieduta da Paolo Baratta, ha fatto un grande lavoro ed ha offerto al direttore generale dei musei del Mibact, Ugo Soragni, e a me la possibilità di scegliere in terne di assoluto valore», ha commentato il ministro Dario Franceschini presentando le nomine. Speriamo vivamente che i fatti gli diano ragione.

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