Nella banda che ha suonato il tema del film “il Padrino” ai funerali di Vittorio Casamonica c’erano un carabiniere da poco andato in pensione e un carabiniere in servizio (ma in ferie). Sì: due carabinieri (uno ex) alle esequie del boss. Il segno tangibile di uno sbandamento generale che ha permesso – mascherato da pietas – uno strupro del senso della legalità e ha gettato vergogna e discredito internazionale sulla città di Roma.
Va detto, però, che i due carabinieri-musicisti non sono complici o conniventi. Ma solo due persone che fanno parte del giro delle orchestrine e delle bande che vengono messe in piedi in quattro e quattr’otto per suonare a matrimoni, comunioni, funerali, feste private. E quindi sarebbe sbagliato prendersela con loro (magati utilizzandoli come capri espiatori) mentre il problema è tutto nel manico: chi ha consentito che quel funerale del boss andasse “in scena” diventando una ostentazione di potere.
Del resto, a quanto Globalist ha appreso attraverso persone che loro malgrado sono state testimoni di tutto l’evento, ciò che è accaduto alla chiesa di Don Bosco è stato solo un aspetto.
Infatti il caos è cominciato ben prima: ossia in via Roccabernarda (area periferica fuori del Grande Raccordo anulare lungo la via Tuscolana) dove c’è la casa del defunto e dove decine e decine di persone si sono presentate parcheggiando la loro auto ovunque, creando il caos. Tant’è che il conducente di un bus dell’Atac, letteralmente intrappolato in un incrocio invaso dalle macchine e non potendo fare manovra, ha dovuto abbandonare il mezzo.
Ma poi il caos è proseguito nell’accompagno del feretro da via Roccabernarda fino alla chiesa. Un percorso di alcuni chilometri. Carro con cavalli, una decina di carri funebri pieni di fiori, seguito imponente di macchine e parenti. Se non si fosse trattato di una giornata di agosto l’intera zona sud di Roma e il Raccordo anulare sarebbero impazziti.
Il tutto nell’assenza dello Stato, in tutti i suoi livelli. Ha raccontato un testimone a Globalist: “per lungo tempo in piazza non ho visto nessuno che cercasse di gestire l’ordine. Non sapevamo se assistevamo a qualcosa di vero o a un film”.
E infatti la colonna sonora de Il Padrino poteva ingannare…