Papa Francesco ha rivoluzionato le procedure per i processi di nullità matrimoniale affidando direttamente al vescovo diocesano (del quale si ribadisce così la funzione giurisdizionale) “la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve”, quando tra le cause che muovono la richiesta di annullamento “si annoverano per esempio quella mancanza di fede che può ingenerare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilita’ o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica per estorcere il consenso, la mancanza di uso della ragione comprovata da documenti medici”.
Con la riforma, anche quando il vescovo stabilirà invece che si faccia un processo ordinario, esso dovrà celebrarsi entro un anno al massimo, e la sentenza sarà esecutiva se non ci sarà appello o le motivazioni dell’appello saranno manifestamente infondate. Non ci sarà più bisogno dunque di due sentenze conformi, esigenza che allungava notevolmente i tempi.
Queste decisioni il Papa le ha prese affinché alle sofferenze che comporta il fallimento di un matrimonio, ovvero la presa di coscienza della sua nullità, non si aggiungano pesi ulteriori, come faticosi e costosi viaggi per recarsi al tribunale ecclesiastico e le spese giudiziarie che si debbono sostenere per vedere riconosciuto il proprio diritto. Accanto al “ripristino della vicinanza tra il giudice e i fedeli”, che si attua con la restituzione al vescovo della sua funzione giurisdizionale, con la creazione di tribunali diocesani dove non ce ne sono (anche recedendo da quelli interdiocesani) e la possibilità di istituire un giudice unico dove non sia possibile costituire il tribunale, le nuove norme varate dal Papa prevedono infatti che “salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali, venga assicurata la gratuita’ delle procedure, perché la Chiesa, mostrandosi ai fedeli madre generosa, in una materia così strettamente legata alla salvezza delle anime manifesti l’amore gratuito di Cristo dal quale tutti siamo stati salvati”.
Alla Rota Romana il 70-80% delle cause sono già gratuite. Lo ha sostenuto il decano della Rota, monsignor Vito Pinto, a proposito del fatto che il Papa nel Motu Proprio con cui ha riformato il processo canonico per le cause di nullità del matrimonio ha auspicato “procedure gratuite”. Pinto ha assicurato che “il collegio rotale ha dato consenso pressochè unanime (fatta eccezione per due voti contrari) affinchè la gratuità diventi una filosofia ma occorrerà altro tempo e anche ragionevolezza”. Monsignor Pinto ha ricordato poi che un avvocato d’ufficio,solitamente, per ogni causa, chiede “300, massimo 400 euro”.