Respinti in Grecia
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Respinti in Grecia

I profughi iraniani e magrebini respinti dalla Macedonia adesso fanno ritorno ad Atene dove vengono acconti il tre campi di fortuna ma molti ci riproveranno con documenti falsi<br>

Respinti in Grecia
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redazione Modifica articolo

15 Dicembre 2015 - 10.02


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Il traffico è nell’ora di punta nella metropoli di Atene, e Bijan Mortazavi stava scherzando con alcuni amici che confrontano le loro barbe, per misurare come sono cresciute durante il soggiorno in un campo profughi al confine greco.

“Cosa posso dire? Siamo rimasti in quel campo per due settimane, andrò dal barbiere quando sarò arrivato in Germania”, scherza Mortazavi. Lui ed i suoi cinque amici, che arrrivano tutti dall’Iran, sostano accanto allo stadio Olimpico di Atene, dove una volta si disputavano partite di hockey su prato e adesso c’è un campo profughi. Nel viaggio verso l’Europa questi ragazzi sono bloccati da un muro in un villaggio vicino al confine con la Macedonia, che è stato teatro di rivolte e disordini, dopo che molti Stati balcanici hanno deciso di chiudere le loro frontiere ai rifugiati che non provengono da Paesi colpiti dalla guerra come Siria,Iraq e Afghanistan.

Dal 18 novembre scorso la Macedonia rigorosamente accetta solo questi migranti ed ha respinto almeno 2.000 richiedenti asilo provenienti da altri Paesi, che sono rimasti in attesa sul confine greco-macedone, fino a quando le condizioni atmosferiche sono peggiorate e qualche centinaio rifugiati sono stati trasferiti ad Atene con l’aiuto di organizzazioni non governative.

Il punto di svolta di tutta la crisi dei migranti sta nella combinazione di barriere giuridiche e fisiche che ha ha portato l’ ondata di profughi a infrangersi su un muro, fino a quando un certo numero di loro è tornato ad Atene. La capitale della Grecia finora ha ricevuto profughi da due direzioni: dalla Turchia e dai suoi confini settentrionali , causando provocando da un lato preoccupazione di un certo numero di operatori umanitari,e dall’altroindifferenza.

“Il campo profughi è pieno. Dopo l’arrivo di questi ragazzi il posto è saturo”, dice Kristoff, un volontario che lavora allo stadio Olimpico di hockey trasformato in un campo profughi. Kristoff ha accolto un gruppo di profughi in un edificio abbandonato, dove molti iraniani stendono coperte sul pavimento e possono dormire.

Lo stadio dell’hockey è uno dei pochi punti di raccolta dei rifugiati, che sono trasportati in autobus dalle città di confine. Sono già circa 400 persone, dice Marios Karagiannakis, coordinatore del campo profughi e funzionario del Servizio greca della ricezione e la registrazione dei migranti. Uomini del Maghreb e dell’Iran costituiscono la maggioranza , e molti di loro sono arrabbiati e frustrati.

Le finestre rotte nell’edificio sono un richiamo al recente divampare delle tensioni. Karagiannakis, occhi stanchi , continua a rispondere a telefonate e a fumare mentre parla con un interprete di un adolescente che tossisce sangue. “Questa è la quinta persona che mostra sintomi di tubercolosi negli ultimi giorni – dice- ma questo è niente in confronto quanro accadeva a Samos da due anni fa. Ora abbiamo un sistema che si occupa del ricoverato in ospedale e tutti i soggetti coinvolti in questo lavoro hanno acquisito esperienza, perché ogni giorno è diverso dall’altro”.

Più a nord, lungo la costa si trova un secondo campo profughi, aperto il mese scorso. I rifugiati sono alloggiati nelle strutture dello stadio in cui si svolgevano competizioni nell’arte marziale del Taekwondo. Il direttore del campo profughi, Koutsianas Panos dice che la capacità massima della struttura è di 1.700 persone, ma lui vorrebbe fermarsi a 1.000 rifugiati per motivi di sicurezza. Sabato scorso, il campo ha ospitato 450 persone, gli ospiti dormono su letti e volontari forniscono loro tre pasti al giorno.

“Abbiamo bisogno di trattarli come persone, così è anche più facile da gestirli – dice Koutsianas che da qualche tempo esprime dubbi sulla permanenza a lungo termine dei rifugiati allo stadio.” Non credo che l’edificio sia adatto a questo scopo “, ripete. Ai media è stato impedito di entrare nerllo stadio, ma un sondaggio non ufficiale dicer che su 20 persone solo una può contare su letto o su un materasso e tutti gli altri dormono stendendo coperte sul pavimento.

Guladin giura di essere afghano ha dice di aver perduto i documenti durante una lotta con un iraniano.”Sono malato. Non dormo, non riesco a stare sempre in piedi – si lamenta Ahmed Mohammed Abdu, un rifugiato dalla Somalia – ho dolori in tutto il corpo”.

Camion pieni di rottami metallici ruggiscono sulle strade polverose che conducono alla zona industriale in cu sorge il terzo campo profughi , quello di Eleonas, che può ospitare fino a 750 rifugiati. Gli alloggi consistono in 100 case ricavate da containers, ognuna ha il proprio bagno e doccia ed i dipendenti del campo dicono è “questo è il migliore insediamento di rifugiati in Grecia”.Lo scorso sabato nel villaggio di Eleonas v’erano 437 richiedenti asilo, afferma il direttore Mahmoud Abdelrasail , aggiungendo che che non ci sono piani per espandere l’insediamento.

Quelli che possono permettersi di evitare il campo profughi, dormono in albergo: ci sono diverse strutture fra Atene e Salonicco, gestite in modo illegale e che possono anche servire come un rifugio o un rifugio per i richiedenti asilo. Ma non tutti sono disposti a sprecare il tempo in Grecia. “Me ne torno in Iran – dice Bijan Mortazavi dopo due notti insonni tracorse allo stadio per l’hockey di Atene – qui in Europa, la vita è dura, paghi l’acqua, paghi il sonno, per tutto serve denaro … e non c’è modo di lavorare in Grecia”-

Mortazavi racconta di aver parlato con contrabbandieri, che gli hanno offerto di trasferirsi in Germania per mille euro, alcune persone in piazza vendono falsi passaporti siriani a 150 euro l’uno. Mortazavi dice che fra i suoi amici alcuni cercano la loro fortuna e continuano il viaggio verso il nord Europa, ma lui non lo farà: “Non funzionerà…piuttosto di farmi arrestare me ne torno in Iran”.

Fonte: Deutsche Welle

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