Mentre la questione immigrazione cresce nel dibattito politico e sociale, gridando spesso all’emergenza accoglienza e sicurezza, l’istituto di ricerca Demos ha monitorato a partire dal 1999 i dati relativi alla percezione della sicurezza da parte dei cittadini italiani. Il dato cardine che emerge è una crescita della diffidenza: per il 40 per cento degli italiani gli immigrati sono un pericolo.
Nell’arco degli anni, l’andamento è oscillatorio: a cavallo del nuovo millennio, dopo una fase di rientro della preoccupazione (che scende al 33%) riparte l’ansia sociale da insicurezza. Il culmine è raggiunto tra il 2007 e il 2008, quando un italiano su due (51%) condivideva questo timore, a seguito di alcuni episodi di violenza con protagoniste persone straniere che hanno acceso un forte dibattito politico e sociale e avuto una gigante cassa di risonanza sui mezzi d’informazione.
Poi la paura sembra rientrare, lentamente, fino al dato più basso rilevato: 26% a fine 2012. Passata l’emozione, suscitata dalla foto di Aylan, il bambino siriano adagiato senza vita sulla spiaggia turca, la paura riprende la sua corsa. Nelle indagini dell’ultimo anno resta stabile sul 40%. Gli sbarchi e il susseguirsi di attacchi terroristici nel contesto europeo influiscono e creano un forte clima di paura e diffidenza.
E così si passa ai referendum e ai muri – Da Trump a Orban – pronti a intervenire e a dare risposte a queste paure latenti. Legittimano e giustificano il timore agli occhi dei cittadini.