Coronavirus, la protesta del costruttori: "Da pazzi preferire la cultura all'edilizia"

Gabriele Buia: "Con tutto il rispetto per la cultura, ma i libri si possono comprare su Internet. Se non arriva in fretta liquidità noi non saremo in grado di pagare i costruttori"

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11 Aprile 2020 - 08.47


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Gabriele Buia, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), non ha apprezzato la decisione del Governo di riaprire le librerie e di proseguire il lockdown per le altre imprese: in un’intervista a La Stampa esprime tutta la sua preoccupazione, dichiarando che “se non arriva in fretta la liquidità allora saremo costretti a sospendere i pagamenti e sarà un disastro. Riaprono le librerie? Con tutto il rispetto per la cultura, ma i libri non si possono comprare su Internet? Sono pazzi, il dl imprese hs tempi incompatibili con le nostre aziende”. 
“Il governo e il legislatore non si rendono assolutamente conto di come funziona il nostro comparto e quanto le costruzioni siano diverse dalle altre attività”, sottolinea Buia, che spiega: “Il decreto imprese con 400 miliardi di liquidità in più è insufficiente. Per quello che si è capito sinora, il dl prevede tempi incompatibili con lo stato di salute del mondo delle costruzioni. E poi si tratta pur sempre di sostegni provvisori, di debiti, che se non ripartiamo in fretta non riusciremo ai a ripagare. Certamente non nei sei anni previsti dal governo”.
“Faccio un esempio: se io ho una attività immobiliare, visto che le famiglie che comprano case fanno in media tutte mutui all’80%, io il grosso della mia attività dopo due anni di lavoro lo andrò a fatturare nei primi mesi del terzo anno. E nel frattempo sono a debito con le banche. Non solo: il decreto liquidità dice che io posso attingere sino al 25% del fatturato dell’anno precedente, ma se io nel 2019 non ho fatturato niente perché le mie fatture vanno tutte a giugno di quest’anno non possono nemmeno andare a chiedere un euro. Assurdo”.
“Ci aspettavamo un po’ più di attenzione – prosegue il presidente dell’Ance – anche perché, superata l’emergenza sanitaria, la grande sfida sarà sugli investimenti infrastrutturali che saranno i primi a partire. Ma occorre sostenere le imprese e dare loro la possibilità di sfruttare il beneficio dell’investimento pubblico, altrimenti farò molta fatica a creare ricchezza in tempi rapidi ed in parallelo le imprese si impoveriranno ancora di più. Finirà che le banche diventeranno azioniste di tutte le imprese di costruzione d’Italia. Per questo ora diciamo basta: dopo 11 anni di crisi che ha messo in difficoltà grandi e piccoli voglio capire cosa intende fare davvero la politica. Ce lo devono dire una volta per tutte”.

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