Il vice-ministro Sileri: "Servono per i prossimi anni 30 miliardi per il sistema sanitario nazionale"

Il viceministro alla Salute: "Le risorse sono di 3,6. miliardi di cui una parte per il mantenimento dei Covid hospital, nell'ipotesi di una seconda ondata. E una parte significativa servirà per il territorio".

Il vice-ministro della Sanità Pierpaolo Sileri
Il vice-ministro della Sanità Pierpaolo Sileri
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12 Giugno 2020 - 10.22


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Sanità e istruzione, è l’ora della svolta. In un paese che ha accantonato troppo la sanità pubblica ed è stato preso alle spalle dal Covid mentre, nello stesso tempo, il tasso di analfabetismo funzionale è allarmante e sempre più persone non hanno strumenti culturali per distinguere realtà da fake news o altro.

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La sanità italiana ha bisogno di investimenti. “Già prima di Covid abbiamo investito più soldi. Ora è il momento di metterne molti di più. Quanti ne servono? Il più possibile. Venticinque o 30 miliardi”.

A ‘fare i conti’ il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto questa mattina alla trasmissione ‘Omnibus’ su La7 . “Non faccio riferimento al Mes. Ricordo che i tagli degli ultimi 10 anni sono stati di 37 miliardi”, ha tenuto a sottolineare.

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Le risorse in campo al momento sono di “3,6. miliardi – ha ricordato Sileri – Di cui una parte importante serve per il mantenimento dei Covid hospital, perché non sappiamo se avremo o no una seconda ondata. E una parte significativa servirà per il territorio. Ma dovremmo aggiungere 20 o 25 miliardi per i prossimo anni”.

Sileri ha sottolineato l’importanza di chiudere con la stagione dei tagli alla sanità degli anni passati. “Ce ne ricordiamo oggi che abbiamo avuto Covid. Ma i pezzettini di questo puzzle di carenze sono stati urlati dai medici, dagli infermieri, dai pazienti negli anni scorsi”.

Molte le cose da ripensare, ma il punto di partenza secondo il viceministro è il personale. A partire dall’aumento degli stipendi, anche per far crescere la “fierezza di lavorare per il Ssn”. La prima cosa che bisogna fare “è pensare agli uomini e alle donne perché Covid ha dimostrato che sono le donne e gli uomini a fare il Ssn”.

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Non si può “pensare che vengono fatte azioni penali contro di loro, che vengono di nuovo aggrediti nei pronto soccorso e altrove, o che hanno gli stipendi più bassi d’Europa”.

Se “non sistemiamo quest’aspetto non possiamo ripartire. Perché “ci sarà sempre qualcuno che, finita la Scuola di specializzazione, non entrerà nel Ssn o lo abbandonerà subito dopo”, ha precisato Sileri elencando tra le priorità per la sanità anche l’innovazione e i costi standard, perché è giusto “dare risorse a chi lavora meglio in un’ottica di sana concorrenza”, ha concluso.

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