Nati e cresciuti in Italia, ma senza cittadinanza: il 'finto' voto di un milione e mezzo di invisibili
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Nati e cresciuti in Italia, ma senza cittadinanza: il 'finto' voto di un milione e mezzo di invisibili

È stata organizzata una campagna, 'il mio voto vale': un'urna finta, come finta era la scheda elettorale e la cabina. Un voto non ufficiale ma simbolico per tutti coloro che sono italiani senza esserlo

Il mio voto vale
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21 Settembre 2020 - 15.53


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Sono nati e cresciuti in Italia, parlano italiano, hanno frequentato scuole italiane. Ma italiani non sono, o meglio, non hanno un foglio di carta che attesti la loro cittadinanza. Sono gli esclusi dalla vita politica di questo paese, più di un milione di invisbili, figli di chi in Italia è arrivato da straniero e per questo rimane senza cittadinanza, anche se a casa sua.
Per questo, è stata organizzata una campagna, ‘il mio voto vale’: un’urna finta, come finta era la scheda elettorale e la cabina. Un voto non ufficiale ma simbolico, un fantasma di quello che dovrebbe essere un diritto riconosciuto. 
“In questi giorni si vota sia per il referendum che per le amministrative e come sempre ci sono dei grandi assenti: più di un milione di persone nate e cresciute in Italia, o residenti da lungo tempo nel paese, che non hanno diritto al voto perché non hanno la cittadinanza e perché non gli sono ancora riconosciuti i diritti civili – spiega Kwanza Dos Santos, portavoce dell’iniziativa e scrutatrice d’eccezione, che continua: “A livello europeo questo diritto è riconosciuto, i lungosoggiornanti da 5 anni dovrebbero avere almeno il diritto di votare alle amministrative nel paese in cui sono residenti. Ma l’Italia non ha mai ratificato questa ingiustizia che va avanti da anni sia nei confronti dei figli non riconosciuti di questo paese sia nei confronti di chi paga regolarmente i contributi, perché qui vive e lavora. Per questo abbiamo deciso di fare un’iniziativa simbolica, cercando di portare l’attenzione su questo tema e di dare anche un messaggio di sostegno alle persone che si sentono cittadini di serie b”.

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